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Psicologia Clinica e Forense – Psicoterapia – Logopedia

PSICOLOGIA E CINEMA “Lo chiamavano Jeeg Robot”: la rivalsa di un eroe comune

6 commenti

jeeg robot

DATA USCITA: 25 febbraio 2016
GENERE: Azione , Drammatico
ANNO: 2015
REGIA: Gabriele Mainetti
ATTORI: Claudio Santamaria, Luca Marinelli, Ilenia Pastorelli, Francesco Formichetti, Salvatore Esposito, Antonia Truppo, Stefano Ambrogi, Maurizio Tesei,Gianluca Di Gennaro, Daniele Trombetti
SCENEGGIATURA: Nicola Guaglianone, Menotti
FOTOGRAFIA: Michele D’Attanasio
MONTAGGIO: Andrea Maguolo
MUSICHE: Gabriele Mainetti, Michele Braga
PRODUZIONE: Goon Films con Rai Cinema
DISTRIBUZIONE: Lucky Red
PAESE: Italia
DURATA: 112 Min

Lo chiamavano Jeeg Robot si porta a casa ben sette David di Donatello: miglio regista esordiente e miglior produttore (Gabriele Mainetti), miglior attore (Claudio Santamaria), miglior attrice (Ilenia Pastorelli), miglior attore non protagonista (Luca Marinelli), miglior attrice non protagonista (Antonia Truppo) e il premio per il montaggio.

Ora vi spieghiamo perché è piaciuto anche a noi…

Enzo Ceccotti, un pregiudicato di borgata, entra in contatto con una sostanza radioattiva. A causa di un incidente scopre di avere una forza sovraumana. Ombroso, introverso e chiuso in se stesso, Enzo accoglie il dono dei nuovi poteri come una benedizione per la sua carriera di delinquente. Tutto cambia quando incontra Alessia, convinta che lui sia l’eroe del famoso cartone animato giapponese Jeeg Robot d’Acciaio. (fonte: trovacinema.repubblica.it)

Lo chiamavano Jeeg Robot valutazioni

Perché ci è piaciuto questo film?

Fotografia, musiche e analisi dei personaggi squisite. Ci è piaciuto il richiamo ai manga giapponesi, la musica italiana anni ’80 e l’interpretazione meravigliosa di Luca Marinelli in “Un’emozione da poco” di Anna Oxa, la maschera dello Zingaro che allude al Joker di Batman, in una versione tutta italiana, e il linguaggio romano estremamente efficace ma a volte così stretto da essere quasi incomprensibile. Bello, bello, bello!

E tanti sono gli spunti psicologici che la pellicola ci propone, lasciando allo spettatore l’incombenza di una lettura più profonda a cui proveremo a dare un senso nelle prossime righe.
La ricorrente tematica del passaggio dall’impotenza all’onnipotenza (argomento già affrontato nell’articolo della dott.ssa Alessandra Bianchi, per chi volesse  approfondire) è il fil rouge del film. Prima Enzo, ladruncolo di periferia con nessuna progettualità nel futuro, se non quella di sopravvivere alla meglio e pensare solo a sé stesso, si ritrova con super poteri che può utilizzare a suo piacimento e che metterà a fuoco non senza difficoltà… poi lo Zingaro, capo di una banda di rapinatori di quartiere che vorrebbe fare il salto di qualità nella scala malavitosa, e quegli stessi poteri li insegue, li ottiene e poi li distrugge abusandone.

muralesLa ricerca compulsiva della notorietà, attraverso i media e i social network, è messa in risalto sin dalle prime scene nelle quali i terroristi attaccano Roma in diretta tv. Enzo la subisce più avanti nel film, quasi senza rendersene conto e in maniera (in)consapevole, quando il suo personaggio, ripreso dalle telecamere di una banca nel corso di una rapina prima e nel tentativo di fermare un tram in corsa dopo, diventa protagonista di alcuni video su Youtube, le cui visite aumentano secondo dopo secondo insieme alla notorietà del nuovo supereroe. Il culmine viene raggiunto dallo Zingaro che riprende, lui sì volontariamente, la sua atroce vendetta contro la camorra e condivide il video “con il mondo intero” rendendo manifesto il motivo, nemmeno tanto nascosto, che guida le sue azioni: una ricerca costante della fama, di farsi vedere, di essere qualcuno.

Facciamo un passo indietro e analizziamo il comportamento di Enzo, subito dopo essersi finalmente reso conto delle sue enormi, nuove, potenzialità. Lo stupore dello spettatore nel vederlo rubare un bancomat (intero) e utilizzare l’incasso per acquistare una scorta a vita di budini e dvd porno è comprensibile ma non deve trarre in inganno. Sì perché questo è ciò che Enzo ha sempre fatto, ciò che lui meglio conosce. Enzo non fa altro che mettere in atto uno schema che si ripete, un modello operativo interno acquisito che riparte, il software della conoscenza pregressa che continua a girare nello stesso identico modo di prima, solo in maniera più grande.

Il punto di rottura, episodio fondamentale tanto nella vita di Enzo quanto nello svolgersi della trama, avviene con l’incontro di Alessia, ragazza di periferia con un evidente disagio psichico che si rifugia nel suo cartone animato preferito, Jeeg Robot per l’appunto.
Alessia, ragazza di borgata orfana di madre, si è creata un mondo fantastico nel quale riesce finalmente a dare un senso agli eventi sconcertanti della sua vita rendendo positivo e quasi colorato un mondo altrimenti scuro nei rapporti e negli affetti.  Il padre, ad esempio, ladro, spacciatore e non solo, per Alessia diventa un eroe con la spada alata che potrebbe salvarla sempre e ovunque, proprio come uno dei protagonisti del suo cartone preferito di cui custodisce gelosamente i preziosi DVD. La potenza di un meccanismo di difesa primitivo, ma efficace, per Alessia, ragazza politraumatizzata e abusata, è l’unica ancora di salvezza per la ragazza e l’unico modo conosciuto di rapportarsi con il mondo. Basterà uno sguardo tra lei ed Enzo per proiettarlo nella sua mente come il supereroe di cui era da sempre in attesa e basterà un contatto affettuoso e innocente di Enzo per farla tornare alla realtà implorando, terrorizzata, di non farle del male.

La storia romantica tra Enzo e Alessia non inizia e non finisce mai. Lui conosce un solo modo per rapportarsi con l’altro, da egoista. Il processo di cambiamento è difficile nel momento in cui sono radicati schemi del passato e uno stile di vita povero e privo di affettività. Enzo chiederà di insegnargli ad amare e di spiegargli il significato di affettività, che a tutti i personaggi del film manca in maniera più o meno evidente. Tutti sono solo impegnati a sopravvivere al meglio e si ritrovano inseriti in giri di povertà e delinquenza che crescono e proliferano nel substrato di una società ai margini delle periferie, spesso dimenticate anche delle nostre città, dai quali è difficile uscire, e in relazioni basate solo su prevaricazione e disagio e nelle quali non c’è spazio per le emozioni, tanto meno positive. Alessia ed Enzo insieme potrebbero vivere quella che nella psicoterapia psicodinamica è definita esperienza emotivo correttiva, cioè l’opportunità di vivere situazioni emotive precedentemente intollerabili (ad esempio l’amore  non narcisistico ma con le caratteristiche di reciprocità che, per chi non lo ha mai esperito, fa paura per la dipendenza e la passività che può far percepire) e di gestirle in modo diverso dal passato. L’essenza del cambiamento è data proprio dalla scoperta della possibilità di vivere una nuova relazione affettiva e curativa, così come avviene in terapia, che potrà favorire lo sviluppo di nuovi modi di relazionarsi agli altri e a sé stessi.

Accadrà questo ad Enzo… Alessia ha lasciato il segno, è stata per così dire interiorizzata da Enzo, con i suoi insegnamenti e la sua voglia di aiutare gli altri. Con la sua maschera fatta all’uncinetto di Jeeg Robot, Enzo potrà diventare il super eroe di Roma e soprattutto delle sue periferie… un super eroe meravigliosamente italiano.

Autore_Di Nunzio

 

 

6 thoughts on “PSICOLOGIA E CINEMA “Lo chiamavano Jeeg Robot”: la rivalsa di un eroe comune

  1. A me terrorizza una cosa di questo film : Nella scena del camerino Enzo Ceccotti stuprando Alessia scopre l’amore che non aveva mai conosciuto! E si giustifica che lui ha stuprato il corpo e non l’anima di lei? Ora Dottoressa dato che Anima e corpo sono collegati nell’ esser umano dato che se l’anima soffre di paure , trauma il corpo somatizza come si può passare per psicologicamente normale e clinico quest’ asserzione del Ceccotti? E poi questa scena forte non è messaggio comunicativo per le donne fortunatamente amate dai loro uomini e lacerante per le donne violate? Sarò con vecchie sovrastrutture morali ma non da questo film non riesco a trarre elementi pertinenti ad un buon esempio emulativo di corretto agire umano e ho paura che menti fragili possano prender esempio esso per commettere i reati che nel film vengono esaltati come gesta eroiche e non lo sono.
    E poi per quanto riguarda “la ricerca compulsiva di notorietà l’ho trovato in tutti questi mesi nel marketing pressante del film prima dell’ uscita dello stesso, durante ed ora , da parte degli attori e del regista come se si vorrebbe a tutti i costi questo film ad alti traguardi per forza senza lasciarlo camminare con le proprie gambe e col proprio destino.
    Dico questo perché ho notato che in twitter c’è da parte dei suddetti una compulsiva tendenza ad acquisire sempre più mi piace e preferenze per far notare la perfezione di questo film e lo si protegge da ostacolanti gap censurando chi lo critica sia che egli abbia conoscenze cinematografiche sia che da umile spettatore e per evitare un confronto sano, costruttivo e dialogico si arriva pure a bloccare la persona che muove le critiche allo stesso film e non la si difende se le altre fans la ricoprono d’ ingiurie e minacce pesanti offendendone la dignità solo per non compromettere il successo del film? Psicologicamente e socialmente è giusto tutto questo e che cosa ne pensa in merito?

    • Buongiorno Nadia,
      Intanto la ringrazio per le sue osservazioni e per aver aperto un dibattito.
      Non credo che sia nella scena del camerino che Enzo scopra l’amore come non lo aveva mai conosciuto, anzi, in quel momento purtroppo entrambi reiterano la loro vita disgraziata e condivido con lei il sentimento terribile che trasmette la scena, la rabbia e il disgusto per l’agito violento. Chi stupra, violenta anima e corpo, per sempre.

      Come donna ho sofferto in quel momento e posso solo soffrire per tutte le donne vittime di violenza e condanno assolutamente ogni abuso e violenza, il suo commento all’articolo mi permette di esprimerlo, non avendolo fatto prima: una grossa mancanza.

      Purtroppo ritengo la scena reale, così come è reale il degrado socio-economico-culturale delle periferie delle nostre città, spesso facilmente dimenticate. Questo ho trovato essere un messaggio forte del film, l’attenzione a questa fascia, alla delinquenza che prolifera in queste condizioni di deprivazione. Sono tanti i messaggi forti e difficili che il film pone e ritengo questo un merito in quanto lo scopo del cinema, a mio avviso, è proprio quello di scuotere gli animi nel bene e nel male. Non ritrovo un messaggio negativo nell’uso del potere, al contrario, verso la fine si comprende che potrà usarlo per fare in qualche modo del bene. Ma come ho scritto il cambiamento non è semplice e non è immediato, così come nella psicoterapia, ma è possibile, anche per un reietto disadattato (non clinicamente normale appunto) come il protagonista o anche per una povera ragazza disabile psichica come Alessia (anche se in questo caso, purtroppo, lei non potrà verificarlo).

      Altro messaggio attuale e reale, così come anche lei riporta, l’uso dei media e dei social network. Sì, possono elevare un personaggio, un film, una notizia all’ennesima potenza, possono divinizzare o demonizzare qualcuno. Non è mai corretto opprimere o non permettere un’opinione, chi si discosta dalla massa, come in questo caso, chi può criticare un film pluripremiato, spesso viene schiacciato e lapidato. Corretto? Assolutamente no. E allora in queste occasioni ci si può chiedere, cosa possiamo fare noi?

      Ritengo fondamentale mantenere la mente aperta, ascoltare e valutare gli eventi in modo globale, non fermarsi ad un singolo canale, ma approfondire. Personalmente in questo piccolo esempio quotidiano, la visione di un film al cinema, a me piace prima guardarlo e solo dopo leggere e approfondire notizie e quant’altro a disposizione. Sempre personalmente non guardo la TV, ma scelgo quando e come informarmi, spesso cercando opinioni opposte del continuum per collocare meglio poi la mia posizione. Una posizione attiva e critica la trovo utile a confronto di una passiva tenuta spesso di fronte ai mass media. Insomma possiamo porci e porre domande, mettere in dubbio ciò che leggiamo e sentiamo, esprimere la nostra opinione e aprire al dialogo così come lei ha fatto con il mio articolo.

      Spero di aver risposto almeno in parte alle sue domande e rimango a disposizione.

      Dott.ssa Silvia Di Nunzio

  2. La persona oggetto d’ ingiurie pesanti e lesive per la mia dignità sono io. E a causa di tutto ciò mi ritrovo ora emarginata nei social, mal vista, considerata mostro e non lo sono e con attanaglianti attacchi di panico che limitano ogni mia creatività e ogni agire del mio vivere, con un netto calo della mia autostima e nel non credere più che possa esistere il principio secondo cui un confronto civile possa chiarire molte cose e far ripartire quella che era una semplice interazione mia da fan con l’attore Claudio Santamaria fatta di creatività web vedi collage ed immagini simpatiche che stupivano me e lui facendoci ridere tanto e con il mondo web che per me a differenza di molti è fatto di persone e non di attori narcisi ne di robot, persone che hanno tanta voglia di comunicare ma che si ritrovano sole solo per il pregiudizio secondo cui entranDo in questi social si deve dimenticare la propria personalità per diventare avatar di se stessi e personaggi sterili di un plastico teatro. Cosa devo fare dottoressa, io non ho una vita sociale non ho amici e pensavo che in queste persone del web con un poco di fortuna avrei trovato gli amici veri con cui confidarmi e scherzare che non ho mai avuto e in Claudio Santamaria quell’ anima gemella non per forza legata al desiderio che lui fosse il mio uomo ma come un compagno destinico che mi aiutasse a percorrere questa mia vita donandomi in tutta libertà la sua profonda ed eclettica anima. Questo ho pensato quando interagii con lui nel lontano 2012 con mail e tweet e questo lo penso ora e su questo presupposto io non ho avuto nessuna inibizione di fronte a lui e gli ho raccontato in mail e di più in pubblico in twitter la mia vita dettagliatamente stimolata dalla profondità del suo lavoro.

    Ma da lui ho avuto una gentilezza narcisa che è stata utile ad un mio sostenere lui come attore in twitter dato che allora non aveva lì tutto questo riscontro di ora e poi tutto ad un tratto lui ha smesso di twittarmi simpaticamente e scrivermi mail, sono stata io a portalo a dirmi il perché del suo agire lo confesso scrivendogli spesso ma con il solo scopo di sapere la verità, ma lui dopo tanto tempo ad un suo tweet mi disse che pretendevo, che ero ossessiva e
    e in qualche modo immatura nella sua ultima mail se cercavo di avere un rapporto civile ed umano con lui.
    Insomma per farla breve scrivendogli molto ho scoperto con amarezza che lui non era il Claudio che ho avuto modo di conoscere in mail e twitter, e ciò mi duole molto perché io gli ho dato la mia anima senza riserve e lui l’ha usata e basta.
    Riconosco anche che lui è stata la mia ancora di salvezza perché mi ha fatto ritornare ad emozionarmi con la bellissima Fiction “Rino Gaetano – Ma il Cielo è sempre più Blu” e con dolci e belle parole che mi scrisse nei primi tempi in mail e in twetter, in un certo modo mi ah fatto superare un po’ il dolore per la malattia degenerativa e la sofferta morte di mio padre e forse questo ha fatto sì che io inconsciamente mi sia legata a lui a mo di sostegno e gratitudine come un bel riferimento, e ora capisco che sia ingiusto far ciò, ma…
    Ma con il dolore non sopporto il suo maltrattamento nei miei confronti fatto di narcisa codardia nei mie confronti solo perché non vuole o riesce a chiarirsi con me.
    Io questi due ultimi anni mi sono messa in twitter molto in gioco cercando di risolvere questa situazione complessa con lui e molto dolorosa per me dato che non ne odiare ne so esser indifferente ne cn lui ne con gli altri reali e non e che sono disponibile ad un chiarimento civile e a ripartir da zero, ma lui questo non l’ha considerato ne mi è venuto incontro e ha per giunta permesso ad estranee che non conoscevano questo mio vissuto web con lui di dirmi che ero pazza, stalker, che ero degna di un T. So e minacce di denunce infondate e poi mi bloccava nonostante io mi fosse difesa dicendo loro la verità e dimostrando la verità con tanto di fonti tweeet e web.
    Insomma io sono stata e sono vittima di cyberbullismo e qui nessuno fa nulla per aiutarmi e
    dimostrarmi solidarietà. Ho denunciato in web ciò ma non è valso a nulla resto sempre indifesa e succube di queste persone , con l’ autostima mia unica fonte di vita a terra, sola e mi sento inutile come persona a causa di questo mio infausto vissuto.
    So benissimo però che in me ci sono tante virtù, passioni che stanno scoppiando nel mio petto per esser vissute ma le inibisco perché fuori di qui non avranno sorte ma non intendo successo effimero questo lo odio, ma intendo esse come un canale per aiutare gli individui deboli ed indifesi più di me attraverso la mia creatività web e lo scrivere.
    Come posso fare a farle uscire per realizzare questo mio sogno – intento?
    Mi può consigliare ? Ho Tanto bisogno di un suo libero parere !
    Ringraziandola anticipatamente la saluto e mi scuso
    se l’ho disturbata con questi mie lunghi commenti facendole perder tempo prezioso

    Nadia

    • Buongiorno Nadia,
      Trovo utile la sua denuncia di cyberbullismo anche in questa sede, utile per far comprendere a tutti, anche e chi non conosce il tema, quanto questo possa far soffrire e incidere nella vita di una persona.
      Quel che scrive mi sembra molto personale e avrei piacere di darle una risposta più approfondita diretta esclusivamente a lei.
      Per questo la invito a inviarmi un suo recapito mail, se le può far piacere, al mio indirizzo silvia.dinunzio@centronemesis.com.
      Sperando di risentirla, le auguro una buona domenica.
      Dott.ssa Silvia Di Nunzio

      • Buonasera Dottoressa! Ho appena letto il suo commento , grazie di quello che mi ha scritto! Ok le scrivo il mio indirizzo al suo.

  3. Buona Domenica! 🙂

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