Giovanni: “Non è questo quello che vogliamo fare tutti? Salvare i nostri pazienti?”
Anna: “ E’ questo che vuoi Giovanni? Ma il nostro lavoro non è salvare i nostri pazienti, il nostro lavoro è…”
Giovanni: “Cosa? Qual è il nostro lavoro se non possiamo fare tutto?
Anna: “La responsabilità di cui parli è la terapia. Noi siamo responsabili soltanto per quello che accade qui dentro nello studio, per curare i nostri pazienti, ma non per salvarli”
(da “In treatment”, serie TV)
E’ ripresa la seconda stagione di “In Treatment”, remake italiano della serie tv israeliana con protagonista lo psicoterapeuta Giovanni (Sergio Castellitto) alle prese in ogni episodio con diversi pazienti, finendo lui stesso, al termine della settimana lavorativa, a raccontare i suoi pensieri ad una collega Anna, interpretata dalla bellissima Licia Maglietta.
Come psicologa non posso che guardarlo con curiosità e interesse, pronta a rispecchiarmi nel protagonista o a cercare verità e difetti della serie. Senza rivolgermi alla profondità dell’animo, come sono solita fare, colgo lo spezzone riportato per provare a fare chiarezza nel mondo sommerso della psicologia e della psicoterapia cercando di rispondere alla domanda che spesso ci viene rivolta…
Qual è il nostro lavoro?
Audace pensare di spiegare il tutto, ma partiamo dall’ABC per aiutare chi per la prima volta decide di rivolgersi al mondo Psy. In altre parole… chi è lo Psicologo? C’è differenza con lo Psicoterapeuta? Chi va dallo Psichiatra?
Io a chi mi devo rivolgere?
Sempre più spesso ci si scontra con una certa nebulosità e confusione nella conoscenza comune tra queste figure professionali che, invece, sono ben distinte tra loro, nella formazione e di conseguenza nel loro lavoro.
Chi è lo Psicologo e cosa fa?
Dall’articolo 3 del Codice Deontologico degli Psicologi:
“lo psicologo considera suo dovere accrescere le conoscenze sul comportamento umano ed utilizzarle per promuovere il benessere psicologico dell’individuo, del gruppo e della comunità. In ogni ambito professionale opera per migliorare la capacità delle persone di comprendere se stessi e gli altri e di comportarsi in maniera consapevole, congrua ed efficace [..]”.
Lo psicologo ha una formazione comprendente a oggi una laurea di primo livello (3 anni) in Psicologia (può avere differenti indirizzi, psicologia sociale, di comunità, della riabilitazione…) e una laurea magistrale (altri 2 anni) di specializzazione nell’area prescelta (ad esempio psicologia clinica, psicologia criminale, psicologia del lavoro e delle organizzazioni…). Durante i cinque anni di studi lo psicologo svolge un tirocinio pertinente all’area di studio scelta. Lo psicologo clinico potrà, quindi, svolgere tirocinio nel reparto di psichiatria, lo psicologo criminale nello studio di un avvocato e così via. Al termine degli studi svolgerà l’esame di stato che permetterà l’iscrizione all’Ordine degli Psicologi albo A. A questo punto svolgerà differenti funzioni, a seconda che ricopra il suo ruolo all’interno di una comunità, di una scuola, di uno studio di avvocati o nel reparto risorse umane di una multinazionale. Lo scopo e il fine comune sarà sempre quello definito nell’articolo del codice deontologico riportato sopra, ovvero promuovere il benessere dell’individuo o del gruppo con il quale lavora. Il lavoro sarà specifico per il settore prescelto e rivolto prevalentemente al comportamento del soggetto e al suo benessere quotidiano.
Chi è lo Psicoterapeuta?
Qui le cose si complicano. Si apre la vasta area della psicoterapia ed è qui necessaria la prima grande divisione. La Specializzazione in psicoterapia può essere intrapresa da laureati in Psicologia ma anche da laureati in Medicina e Chirurgia che abbiano scelto la specializzazione in Psichiatria. In breve, avremo Psicologi-Psicoterapeuti e Medici Psichiatri-Psicoterapeuti. La differenza tra i due è data prevalentemente dal percorso formativo.
In questo pezzo parleremo dello Psicologo-psicoterapeuta.
Abbiamo lasciato il neo-laureato in Psicologia all’iscrizione all’albo, ma il baldo giovane, non ancora soddisfatto della sua formazione, decide di aggiungere un nuovo grande tassello al suo percorso: la scuola di Psicoterapia. La nuova formazione potrà avere molti differenti indirizzi sono, infatti, più di 300 le scuole di Psicoterapia riconosciute in Italia dal MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca). Gli psicologi stessi faticano a conoscerli, ma sostanzialmente cambiano secondo la teoria che la scuola sostiene. Alcuni approcci saranno molto differenti tra loro e così sarà, a sua volta, differente l’esperienza vissuta da un ipotetico paziente che desideri provarne di diversi.
Non è possibile in un articolo raccogliere e descrivere i molti indirizzi presenti sul campo, ma vorrei oggi aiutare il lettore ad indirizzarsi davanti ad un grande bivio: la Psicoterapia psicoanalitica da una parte e la Psicoterapia Cognitivo Comportamentale dall’altra. La spiegazione sarà breve, non sicuramente esaustiva, ma finalizzata solo a un orientamento globale. Chi di voi vorrà approfondire il tema non avrà difficoltà a trovare materiale per le sue letture, si raccomanda solo di essere certi della fonte!
La Psicoanalisi trova in Freud il suo padre fondatore, si rivolge all’inconscio dell’individuo e al suo profondo, guarda spesso al passato e alle relazioni primarie della persona, nella maggior parte dei casi quindi alla relazione con la madre e il padre, riattualizza nel rapporto tra terapeuta e paziente proprio le relazioni primarie, passate, importanti o traumatiche (il famoso transfert), per portare alla luce traumi o anche semplicemente dinamiche particolari che procurano malessere alla persona o la bloccano nella vita, spesso inconsapevolmente. La relazione con il terapeuta (professionista formato sulla psiche e comportamenti umani e sulle difese psichiche messe in atto dalle persone), quel che il paziente prova nei suoi confronti e nelle dinamiche che mette in scena (tranfert) e quel che il terapeuta stesso sente e prova con quel particolare e unico paziente (controtransfert) sono gli strumenti privilegiati di quest’ approccio.
La Psicoterapia Cognitivo-comportamentale inserisce il paziente in un quadro orientato prevalentemente nel qui ed ora, riconosce la reciproca influenza tra pensieri, emozioni e comportamenti e attraverso strumenti specifici porta il paziente ad una maggiore consapevolezza del proprio funzionamento e, con una partecipazione attiva del terapeuta e del paziente nei suoi compiti, è finalizzata al benessere e alla risoluzione anche sintomatica del quadro.
In generale nella psicoterapia il fine non è solo il benessere e l’aumento della consapevolezza del paziente (così come per lo psicologo), ma soprattutto il cambio di prospettiva rispetto alla propria vita e le proprie dinamiche, la possibilità cioè di modificare il proprio funzionamento grazie ad un nuovo punto di vista raggiunto nella relazione e nel lavoro svolto con il terapeuta.
Lo psicoterapeuta, come il nostro Giovanni (Castellitto), necessita a sua volta di un percorso personale di psicoterapia per non attualizzare lui stesso nella terapia le proprie dinamiche e i propri conflitti o, per lo meno, per esserne a tal punto consapevole da non lasciare che essi inficino o rallentino la terapia stessa.
Chi è lo Psichiatra?
Lo psichiatra è un medico specializzato in Psichiatria e per questo automaticamente autorizzato alla Psicoterapia. Lo Psichiatra generalmente non sceglie una scuola specifica di Psicoterapia, o per lo meno non è obbligato a farlo, poiché la specializzazione in Psichiatria è sufficiente all’esercizio della psicoterapia. Svolge valutazioni psicodiagnostiche e terapie come lo Psicologo-Psicoterapeuta, ma essendo medico si occupa anche nella gestione della psicofarmacoterapia, cioè può prescrivere e tenere monitorata la situazione farmacologica ogni qualvolta ce ne fosse bisogno. Questo compito non può essere assolutamente svolto dallo Psicologo! Lo Psichiatra è, quindi, fondamentale nei casi di psicopatologie che necessitano anche di una terapia o di un supporto farmacologico. La collaborazione tra la figura dello Psichiatra e quella dello Psicoterapeuta è prassi auspicabile per l’esito favorevole dei trattamenti e per la complementarietà delle competenze.
Insomma, visti i lunghi studi intercorsi per intraprendere questa professione, è chiaro che per svolgere questo ruolo e questo importante lavoro sono necessarie molta formazione ed esperienza.
Ma, come afferma Giuseppe Pellizzari (Psicanalista) nel suo libro “L’apprendista Terapeuta”, perché il lavoro divenga esperienza occorre che vi siano curiosità, passione e piacere.
Giovanni: “Ma siamo davvero capaci di perdonarci?”
Anna: “Stai parlando di qualcosa per cui tu non sei capace di perdonarti?”
Giovanni: “Qualcosa tipo aver mandato all’aria il mio matrimonio? Aver rovinato la vita dei miei figli? O distrutto la mia carriera? Di non aver salvato mia madre? Di non aver mai prestato attenzione a mio padre?”
Anna: “..direi che le hai dette tutte”
Se anche tu, come Giovanni, hai alcune di queste domande, dubbi, preoccupazioni che ti creano malessere e disagio, allora lo psicoterapeuta può essere la persona alla quale ti devi rivolgere.
13 Gennaio 2016 alle 22:44
Grazie per la chiarezza fatta con questo articolo.
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