Mirella, 41 anni
“Buongiorno, sono Mirella mamma di due bambini di 9 e 12 anni. Purtroppo 4 anni fa sono rimasta improvvisamente vedova e mi trovo sola a gestire i due bambini senza aiuti esterni. Sono meravigliosi e molto bravi, ma non manca qualche difficoltà. Matteo che è il mio “piccolo”, frequenta la quarta elementare, è molto bravo a scuola, anche troppo, nel senso che è piuttosto ansioso rispetto alle sue prestazioni. Ha delle effettive difficoltà d’apprendimento (discalculia) diagnosticate da professionisti, infatti a scuola utilizza la calcolatrice ed evitano particolari compiti. Studia molto nel pomeriggio e tollera poco ricevere voti che per lui sono considerati bassi come un 8. Io cerco di valorizzarlo e di gratificare il suo impegno e i suoi risultati, ma lui sembra non essere mai soddisfatto se non al voto massimo. E’ seguito da una psicologa per questi aspetti ansiosi e anche rispetto al lutto del papà. Succede però una cosa a scuola che non ho saputo gestire e lasciato perdere, ma vorrei sapere come comportarmi in queste situazioni. Le maestre mi hanno chiamato per andare a prenderlo perché gli è suonato il cellulare in classe e loro hanno istituito la regola che se accade ciò, vengono chiamati i genitori a riprendere il bambino e viene dato un 8 in condotta. Ora, conoscono Matteo e la sua situazione, sanno che è un bambino molto educato e bravo a scuola, è stato un singolo incidente isolato. Ha sempre il telefono spento a scuola, lo lascio per una mia sicurezza, e non accade mai che qualcuno lo chiami, è stata proprio una sfortuna. Lui si è sentito molto mortificato per una intera settimana, l’8 in condotta lo ha estremamente avvilito e io non ho saputo dire nulla. Non sono d’accordo con la posizione presa dagli insegnanti, ma non mi sono espressa. Ho lasciato passare l’evento, ma mi è dispiaciuto molto per Matteo. Purtroppo potrebbero ricapitare occasioni del genere e vorrei essere più preparata ad affrontarle. Cosa ne pensa? come posso fare? La ringrazio.”
Buongiorno Mirella, la ringrazio per aver espresso la sua richiesta e le pongo la mia vicinanza prima di tutto per il suo lutto. Non è semplice seguire da sola e improvvisamente due bimbi impegnati con la loro crescita, ma è sicuramente una mamma attenta per quel che scrive e aver lasciato correre questo evento è comprensibile.
Ha ragione a pensare che potrebbero ripresentarsi situazioni simili, proprio in virtù del fatto che riconosce in Matteo un bimbo ansioso e poco tollerante alle frustrazioni. Il disturbo dell’apprendimento inoltre, per quanto circoscritto per definizione ad un’area specifica, può essere vissuto come una potente limitazione ed essere invasivo perché pone in conflitto tra loro le aree di competenza con le aree dove Matteo, nonostante l’impegno, proprio non si riesce.
In questa particolare situazione comprendo la necessità delle insegnanti di mettere delle regole ferree e poco discutibili per la gestione dell’uso di cellulari e dispositivi a scuola, non è una situazione semplice da affrontare, sono strumenti con molti pregi anche per l’apprendimento, ma anche molto invasivi e potenti distrattori.
All’ingresso alla scuola elementare una delle prime sfide che i bambini devono affrontare è proprio l’adattamento alle regole valide per la maggioranza, che però possono non essere in armonia con i loro bisogni individuali. In questo caso ha ragione a dire che poteva essere utile decidere diversamente pensando a Matteo e alla sua personalità e alla sua situazione. Purtroppo non sempre a scuola è dato il tempo e il modo di spiegare la flessibilità delle regole e far comprendere alcuni aspetti educativi seppur molto importanti e per questo può essere importante farlo a casa. Ha deciso correttamente di non farsi percepire contro la decisione dell’autorità scolastica, in quanto svalutare o mostrare il disaccordo tra famiglia e scuola non sarebbe stato utile, avrebbe creato confusione e svalutato il ruolo educativo dell’insegnante.
Regole, regolamenti e educazione sono tutte aree che mettono in rapporto con i limiti. Matteo ha inoltre una difficoltà personale proprio con il limite, imposto già per il disturbo d’apprendimento diagnosticato e rappresentato anche dalla scarsa tolleranza alla frustrazione per giudizi che non corrispondono alle sue aspettative molto elevate. Il vissuto del limite nella sua massima espressione si è imposto a Matteo inoltre improvvisamente, con la mancanza precoce del papà. Non è semplice gestire un lutto così importante a questa età in cui ancora non si pensa alla morte, ma si è proiettati nello sviluppo e nella crescita, nella vita appunto. La decisione di farlo seguire da una psicologa che possa accogliere e aiutare a gestire questi aspetti è sicuramente un’ottima scelta.
Per quanto riguarda questa situazione è utile analizzarla in modo neutro come l’applicazione di una regola che segue un principio matematico, se fai A ottieni B. Depersonalizzare l’evento potrebbe renderlo meno doloroso per Matteo proprio perché non più diretto a lui come persona, ma al gesto, all’evento, in questo caso allo squillare del telefono. In queste situazioni, soprattutto per Matteo così rivolto al risultato e alla performance, è importante rivolgersi al comportamento, all’azione e valutare e giudicare essa e non la persona. Uscire dalla dicotomia bravo/cattivo e analizzare l’azione in quanto tale come giusta o sbagliata permette di allontanarsi emotivamente dall’evento e appunto abbassare la temperatura emotiva per entrambi, genitore e bambino. Spero che la risposta le possa essere utile e rimango a disposizione per chiarimenti al riguardo.
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