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Psicologia Clinica e Forense – Psicoterapia – Logopedia


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L’ESPERTO RISPONDE: cosa sono i Dsa e come muoversi dopo una segnalazione?

Buongiorno,
sono mamma di Luca, bambino di otto anni che ha terminato a giugno la seconda elementare. Le maestre, in occasione della consegna delle pagelle, mi hanno segnalato che il bambino presenta una lettura molto lenta e con molti errori. Per questo motivo, mi hanno consigliato una valutazione logopedica in quanto Luca potrebbe presentare un disturbo specifico di apprendimento.
Di che cosa si tratta esattamente? Come devo muovermi?
Grazie.Schermata 2018-09-11 alle 14.03.42

Gentile mamma,
con il termine disturbo specifico di apprendimento si intende un disturbo del neurosviluppo che interessa la sfera degli apprendimenti scolastici, in bambini che non presentano problemi a livello intellettivo generale.

In particolare, i disturbi specifici di apprendimento vengono classificati nel seguente modo, in base alle caratteristiche cliniche:
Dislessia: disturbo della lettura, si manifesta come difficoltà a decodificare un testo scritto; il soggetto presentante dislessia tende a leggere più lentamente e a commettere più errori rispetto alla media dei coetanei.
Disortografia: disturbo della scrittura, si manifesta con difficoltà ad acquisire le regole ortografiche e permanere nei testi scritti di numerosi errori di ortografia;
Disgrafia: disturbo della grafia, si manifesta con difficoltà motorie dell’atto grafico;
Discalculia: disturbo della capacità di comprendere e operare con i numeri.

Questi disturbi vengono definiti specifici in quanto non conseguono a problemi neurologici, ambientali o intellettivi.
È frequente incontrare nel bambino la presenza contemporanea di uno o più disturbi specifici.
Spesso sono individuabili una serie di campanelli di allarme che possono segnalare la presenza di un disturbo specifico di apprendimento.

Nella fascia di età di Luca, i possibili indicatori a cui prestare attenzione sono i seguenti:
– La lettura è poco fluida e, di conseguenza, viene inficiata la comprensione di ciò che si sta leggendo;
– Il bambino cerca delle scuse per evitare di leggere;
– In scrittura, il lessico è ristretto;
– Gli errori ortografici sono eccessivi rispetto all’età e alla classe frequentata;
– È presente confusione rispetto all’ordine delle lettere che compongono le parole;
– Non può utilizzare i propri appunti per studiare;
– Confonde la destra e la sinistra;
– L’esposizione orale di fatti e di racconti risulta povera di termini e difficoltosa;
– L’uso del diario scolastico risulta disorganizzato e non trascrive i compiti assegnati;
– Ha difficoltà ad imparare le tabelline

Nel caso specifico di suo figlio le maestre segnalano la preoccupazione che il bambino presenti dislessia.Schermata 2018-09-11 alle 14.03.27.png

Che cosa fare?
La cosa migliore da fare è rivolgersi a degli esperti per una valutazione diagnostica.
Per effettuare tale valutazione, è necessario rivolgersi al Servizio di Neuropsichiatria Infantile dell’ASL di appartenenza o a un centro privato e/o convenzionato specializzato.
La valutazione viene eseguita da un’equipe multidisciplinare, che si avvale di specifici test da somministrare al bambino per indagare le seguenti aree:

  • Intelligenza (Q.I.),
  • Capacità di lettura (velocità di lettura e correttezza),
  • Capacità di scrittura (correttezza),
  • Comprensione del testo,
  • Capacità di calcolo.

Alla fine del percorso valutativo, l’equipe redige una relazione in cui si esplicitano i risultati ottenuti nei vari test e – qualora sia necessario – la diagnosi di disturbo specifico.

Quando effettuare la diagnosi?
Secondo la normativa vigente, è possibile effettuare la diagnosi di dislessia e disortografia alla fine della seconda elementare e la diagnosi di discalculia alla  fine della terza elementare.

Dr.ssa Silvia Giusiano

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esperto


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Il metodo Feuerstein: è possibile modificare l’intelligenza?

Qual è il genitore, l’insegnante, l’educatore che non si è mai fatto questa domanda?

Come adulti sentiamo tutta la responsabilità di trovare una risposta, soprattutto se il bambino o ragazzo che abbiamo di fronte ha delle difficoltà.

Quando ci poniamo questa domanda diamo per scontato che l’intelligenza sia un dato stabilito alla nascita e che l’esercizio la possa modificare solamente in piccola parte.

Oggi invece gli studi ci dimostrano che vi sono molte e diversificate intelligenze che possono migliorare durante tutto l’arco della vita attraverso un’azione educativa che stimoli la capacità di riflessione e l’attivazione di strategie per la risoluzione di problemi quotidiani complessi.

In questa visione rientrano le teorie di Reuven Feuerstein, psicologo israeliano che, tra il 1950 e il 1960, contestualmente alla forte immigrazione di ebrei nello Stato di Israele, elaborò un Metodo che potesse rivelare le abilità di pensiero e la modificabilità cognitiva di bambini e giovani immigranti etichettati come “poco intelligenti”.

Il PAS (Programma di Arricchimento Strumentale) è stato dunque ideato per sviluppare e potenziare la modificabilità in persone che, per varie ragioni, non hanno gli strumenti per affrontare i compiti di apprendimento e cognitivi, sia che si tratti di persone con scarsa intelligenza, sia che si tratti di persone con quoziente intellettivo nella norma.

Nel PAS ha un ruolo fondamentale la figura dell’adulto che fa da Mediatore, ovvero che accompagna e facilita il processo di apprendimento e insegna come “imparare ad imparare”;  attraverso la Mediazione è possibile modificare il pensiero cognitivo di qualsiasi individuo, a partire da qualsiasi condizione e durante tutto l’arco della vita. In questo modo ogni persona può essere Mediatore verso il proprio figlio, il proprio allievo e le persone che ha accanto.

Il Mediatore aiuta il bambino ad essere consapevole e padroneggiare il processo di apprendimento”.

Il Programma di Arricchimento Strumentale si suddivide in P.A.S. CLASSICO (3 livelli) rivolto a bambini che abbiano almeno 8 anni, ragazzi di scuola secondaria e giovani adulti  e P.A.S. BASIC (2 livelli) rivolto all’età prescolare o a situazioni di ritardo/carenza delle funzioni cognitive di base (disabilità cognitiva, paralisi cerebrale, disturbi dell’apprendimento).

IL P.A.S. CLASSICO è composto da 14 strumenti che comprendono complessivamente più di 500 esercizi carta e matita ed è applicato in differenti contesti (dalla scuola alla formazione professionale, all’educazione degli adulti, all’impresa e alla riabilitazione degli anziani). Si presenta in particolare come mezzo di notevole efficacia per intervenire sul disagio giovanile e sulla disabilità.

Gli obiettivi sono principalmente:

  • Correggere i processi cognitivi carenti
  • Formare abitudini di lavoro efficienti (gestire l’impulsività, procedere in modo sistematico, analizzare l’errore, comprendere le consegne)
  • Acquisire un repertorio ricco e differenziato di concetti e vocaboli
  • Produrre motivazione verso l’apprendimento, rinforzare l’autostima attraverso l’uso di esercizi sfidanti
  • Sviluppare la consapevolezza del proprio funzionamento cognitivo

IL P.A.S. BASIC, attraverso una ricca gamma di compiti, promuove la consapevolezza dei processi di pensiero e consente la trasferibilità degli apprendimenti ad altri contesti, stimolando livelli più alti di astrazione e rappresentazione mentale.

Gli obiettivi sono principalmente:

  • Sviluppare le funzioni cognitive di base
  • Fornire strumenti verbali e attivare concetti spaziali, temporali e numerici
  • Promuovere il pensiero riflessivo e la trasferibilità degli apprendimenti
  • Stimolare motivazione verso l’apprendimento e il sentimento di autoefficacia

In generale il PAS non presenta contenuti specifici di tipo scolastico, ma si focalizza sullo sviluppo delle funzioni cognitive e trova la sua applicazione nella riabilitazione, nell’insegnamento, nell’industria e nella formazione continua.

 

cristina iosa logopedista

Pensieri e aforismi #74 M. De Montaigne

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Imparare a leggere e scrivere: quali insegnamenti sono utili per la preparazione alla scuola primaria?

Imparare a leggere e scrivere è una delle più grandi sfide che il bambino è chiamato ad affrontare durante il passaggio dalla scuola materna alla scuola elementare. Spesso le preoccupazioni dei genitori rispetto al possibile insuccesso scolastico o all’incapacità di supportare adeguatamente i figli nello svolgimento dei compiti, affiancano silenziosamente l’entusiasmo e/o il timore dei bambini che si approcciano alla scuola.

prerequisiti lettura scrittura

L’incontro del bambino con la letto-scrittura, in realtà, avviene molto prima del suo ingresso alla scuola primaria: già verso i 4 anni egli inizia ad interrogarsi sul significato e sulla funzione di tale competenza. Non è raro, infatti, che a questa età, guardando il segnale stradale dello STOP, il logo di certi prodotti commerciali o la parola “fine” al termine di un cartone animato, il bambino dica “Qui c’è scritto….”. Ovviamente, non si tratta ancora di una vera e propria competenza di lettura: il bambino in questa fase vede globalmente la parola e la riconosce in base al contesto e a quella particolare forma grafica (non sarebbe infatti in grado di riconoscerla se scritta con un altro carattere). Tuttavia, è proprio in questa fase che egli inizia a elaborare ipotesi e a costruire regole che possano aiutarlo a comprendere il funzionamento della scrittura.

Il lavoro di preparazione all’apprendimento delle competenze scolari, ovvero l’imparare a leggere e scrivere, inizia molto precocemente e coinvolge numerose abilità, definite prerequisite.

Che cosa si intende per prerequisito? Esso è un’abilità che facilita l’accesso ad una competenza più complessa ed è una condizione necessaria per un successivo apprendimento, verso funzioni più evolute.
Molte sono le funzioni che sono implicate nell’imparare a leggere e scrivere:
processi neuropsicologici quali attenzione, memoria, organizzazione spaziale, linguistica, prassica
organizzazione cognitiva che consente al soggetto di stabilire in modo coerente ed orientato un obiettivo e di perseguirlo attraverso operazioni di generalizzazione e di ragionamento
processi metacognitivi che permettono di riflettere sulle operazioni mentali effettuate stabilendo le strategie migliori per la risoluzione di un compito
livello motivazionale che consegue a rinforzi positivi esterni e al riconoscimento del valore dell’apprendimento ai fini sociali e individuali.

Le abilità di base che contribuiscono a questo apprendimento possono essere, genericamente, suddivise in due grandi categorie: competenze extra-linguistiche (familiarità con la lingua scritta, competenze attentive e percettive, memoria, competenze grafo-motorie) e competenze linguistiche e comunicative (competenze fonologiche, lessicali, grammaticali, abilità narrative, competenze metafonologiche, competenze pragmatiche).

Queste abilità vedono la loro massima automatizzazione nel periodo che va tra la fine della scuola d’infanzia e la fine del primo ciclo della scuola primaria: la scuola dell’infanzia dovrebbe dunque stimolare il bambino non tanto nell’apprendimento della forma delle lettere e dei loro suoni, quanto invece nella riflessione sul linguaggio attraverso la conoscenza e la consapevolezza delle diverse componenti dello stesso (fonologica, grammaticale, semantica, pragmatica). 

insegnamento abilità metalinguistiche

Ciò che è utile potenziare sono dunque le abilità metafonologiche, che permettono cioè di riconoscere per via uditiva i fonemi che compongono le parole del linguaggio parlato. Esse implicano un processo cognitivo in cui viene chiesto al bambino di rivolgere la sua attenzione all’aspetto acustico dell’informazione per analizzarla e tradurla in un codice grafico.

Secondo le Linee guida per il diritto allo studio degli alunni con Disturbi Specifici di Apprendimento, “Il linguaggio è il miglior predittore delle difficoltà di lettura, per questo è bene proporre ai bambini esercizi linguistici, ovvero operazioni metafonologiche, sotto forma di giochi” (MIUR). Numerosi sono gli studi che mettono in evidenza come la stimolazione dei bambini nell’ultimo anno della scuola materna risulti importante per potenziare le competenze di coloro che hanno una normale evoluzione linguistica e diventi invece fondamentale per coloro che presentano uno sviluppo atipico delle competenze linguistiche.

Ma quali sono le competenze metafonologiche utili per imparare a leggere e scrivere? Dividiamo intanto in due distinti gruppi le abilità di Consapevolezza Globale e Consapevolezza Analitica.
All’interno della Consapevolezza Globale il bambino dovrebbe riuscire a:
– Discriminare a livello uditivo coppie di parole e di non parole (esempio: baca e paca sono uguali? Vaso e naso sono uguali?)
– Riconoscere parole in rima
– Riconoscere sillabe uguali in parole diverse
– Dividere le parole in sillabe
– Unire le sillabe per formare le parole

Con la Consapevolezza Analitica il bambino dovrebbe:
– Unire e dividere i singoli suoni che formano le parole
– Invertire le iniziali di due parole per formarne altre due
– Trovare quali parole fanno rima con…
– Trovare il più velocemente possibile tutte le parole che iniziano con una data lettera

Dunque l’insegnante della scuola dell’infanzia, supportato magari dallo specialista, dovrebbe aiutare i bambini a sviluppare le competenze sopra descritte, in modo da aiutarlo ad approcciarsi alla scuola primaria con un bagaglio di conoscenze utili, che gli permetteranno di apprendere la letto-scrittura in maniera fluida e regolare.

 

cristina iosa logopedista

VEDI ANCHE L’ARTICOLO  “LOGOPEDISTA COSA FA?”

Pensieri e aforismi #73 F. Rabelais

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