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Psicologia Clinica e Forense – Psicoterapia – Logopedia


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L’ESPERTO RISPONDE: mia moglie mi ha tradito, non so cosa fare.

Oscar, 53 anni
Buongiorno,133225661-ab528410-1554-4116-97f2-d16e9bb0a15a
sono arrabbiatissimo perché ho scoperto che mia moglie fino a qualche mese fa ha frequentato un altro uomo. La loro relazione, se così vogliamo definirla, è durata circa un anno e da poco è finita. Quando l’ho scoperto e ne ho parlato con lei, mia moglie si è giustificata dicendo che noi non avevamo più rapporti sessuali da tempo, che questo aspetto le mancava e che non è riuscita a resistere alla tentazione di provare con quest’altro uomo. Ma sostiene di averlo lasciato perché tiene alla nostra famiglia (abbiamo due figli, ormai grandi). Ha mentito fino a oggi, come potrei ora crederle? Non so cosa fare, vorrei solo tornare a come eravamo prima!

 

Salve Oscar,
quando si parla di tradimento non si può non parlare di rabbia e di perdita della fiducia, questo è sicuro. Nelle relazioni di coppia affidiamo all’altro una parte di noi, fatto che ci porta a sentirci feriti e persi quando qualcosa va storto.
Allo stesso tempo, un tradimento è sicuramente sintomo di una crisi della coppia, ma non ne rappresenta necessariamente la fine, se affrontato in modo utile. Una crisi, infatti, può rivelarsi un’opportunità per comprendere molti aspetti importanti, che sino a quel momento forse erano stati sottovalutati.
Ad esempio, sembra emergere che qualche difficoltà nella coppia, almeno dal punto di vista sessuale, era presente anche prima del tradimento. Sarebbe da comprendere meglio quali sono stati nel tempo i bisogni di entrambi da quel punto di vista e quali sono oggi. Solo così sarà possibile vedere se ci sono stati dei cambiamenti che hanno portato a uno squilibrio.

Nel corso della nostra vita, infatti, ciascuno di noi cambia a seconda di moltissimi fattori (i propri bisogni, il contesto, l’acquisizione di nuove risorse…). Nella vita di coppia, soprattutto quando la relazione è di lunga data, questi cambiamenti dei singoli partner possono andare nella stessa direzione oppure, a volte, in direzioni opposte. Per il benessere della coppia è fondamentale accorgersi di questi cambiamenti, in modo da poter negoziare (se possibile!) un nuovo modo di stare insieme, che rispetti i nuovi bisogni di entrambi. Questo processo non è per niente facile proprio perché i cambiamenti avvengono in modo graduale e, dall’interno, non sempre è possibile notarli. In questi casi una figura molto utile è quella del terapeuta di coppia: egli offrirebbe la possibilità di vedere ciò che sta succedendo da un’altra prospettiva, più ampia.

Proprio a questo proposito, quando sostiene di voler tornare a come eravate prima, è importante chiederci se sia un obiettivo raggiungibile. È proprio il “come eravamo prima” che vi ha portato a questa crisi, ed è proprio lì che è utile capire cosa non stesse funzionando. L’obiettivo delle terapie di coppia, infatti, è andare alla ricerca di un “nuovo noi” possibile.
Le premesse sembrano esserci: sua moglie ha scelto di tornare a impegnarsi nella vita di coppia, lei si sta attivando (lo dimostra l’averci scritto) per capire come muoversi. Una cosa è sicura dunque: al momento nessuno dei due vuole mollare! Tocca vedere se e come questo sarà possibile.

Questa potrebbe essere una nuova sfida da affrontare insieme… buon lavoro!

 

esperto

psicologa psicoterapeuta alice garavaglia


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L’ESPERTO RISPONDE: come gestire una riscoperta sessualità.

Matteo
Cara psicologa, io ho scoperto da poco la mia omosessualità, fino a due anni fa stavo con una ragazza. Ora ho iniziato a vedermi con un ragazzo che ho conosciuto poco dopo l’estate ma il mio problema è che non riesco a vivere serenamente il sesso con lui. Ho ancora molti pensieri sul fatto di essere gay e sulla vicinanza fisica con un uomo e queste idee spiacevoli non mi fanno lasciare andare fino in fondo. Ho anche pensato di non essere davvero gay, anche se questo ragazzo mi piace e stiamo bene insieme. Cosa mi consigli di fare? Grazie

gay sesso esperto

Caro Matteo, grazie per averci scritto. Dalla tua mail mi sembra di capire che tu sia in un momento di confusione (e transizione) .
Capita che le prime esperienze sessuali, dopo la scoperta della propria omosessualità, non siano esattamente semplici e felici. Dalla tua lettera non dici quanti anni hai, ma posso immaginare tu non sia adolescente. Quindi ipotizzo che se la scoperta della tua omosessualità non è avvenuta in giovanissima età, magari è stato anche perché l’idea veniva inizialmente allontanata, in quanto spiacevole, o quantomeno non auspicabile. Non parli del tuo contesto socio-culturale, ma non è così difficile immaginare che ci siano contesti familiari, scolastici o il fatto di vivere in una realtà cittadina o di paese che influenzano la propria auto accettazione: in alcuni casi la ostacolano, in altri semplicemente la rallentano.
Considera inoltre che il sesso per molte persone è un aspetto ostico, qualunque sia l’oggetto d’amore.
E’ un terreno minato per molte di quelle persone che hanno un rapporto complesso con la propria parte più istintiva e pulsionale, e con il controllo. Perdere il controllo è qualcosa che per molti risulta insostenibile… Solo che se già nella vita di tutti i giorni è normale che non sia sempre “tutto sotto controllo”, nel sesso la possibilità di lasciarsi andare è indispensabile per poterne godere!
Quello che mi viene da pensare è che se il percorso che ti ha portato a scoprire la tua omosessualità è stato particolarmente lungo e conflittuale, magari con diversi momenti in cui hai tentato di ricacciare questo pensiero indietro, cercando dolorosamente di zittirlo, è abbastanza naturale che uno strascico di questi pensieri sia ancora presente. Sebbene tu riconosca di stare bene con questo ragazzo, e che sei attratto da lui, c’è ancora (almeno) un “pezzettino” del vecchio conflitto che è ancora presente, che emerge ovviamente nei momenti che dovrebbero invece essere più di pancia e istintuali.
Se il disagio di stare in questa situazione non è insopportabile, credo che potresti darti ancora del tempo, in fondo sono solo pochi mesi che frequenti questo ragazzo. Se senti però che la situazione diventa non più gestibile in maniera autonoma, potresti appoggiarti all’aiuto di uno psicoterapeuta per aiutarti a superare questo particolare (e importante!) momento. Resto a disposizione per altri eventuali dubbi!

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L’ESPERTO RISPONDE: Come scegliere il miglior biberon per neonati?

Cecilia, 29 anni

Immagine correlataBuongiorno,
sono all’ottavo mese di gravidanza e a breve nascerà la mia bambina. So già, per motivi personali di salute, che non potrò allattarla e vi chiedo alcune indicazioni specifiche sulla scelta del biberon più adatto poiché nei negozi specializzati per l’infanzia ve ne sono tantissimi e tutti diversi. Grazie.

Buongiorno Cecilia,
il suo dubbio sulla scelta del biberon è del tutto lecito poiché oggi il mercato degli ausili di alimentazione si è allargato a dismisura, spesso il genitore sceglie quello più bello esteticamente che, però, spesso, non è quello più funzionale.

È dunque fondamentale saper scegliere in modo adeguato il biberon affinché le abilità di alimentazione del bambino progrediscano correttamente.

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È ormai noto che i biberon di plastica contengono Bisfenolo A, un policarbonato che a contatto con il latte caldo viene rilasciato dalla plastica e interferisce con l’equilibrio ormonale, può danneggiare lo sviluppo cerebrale, gli organi riproduttori e il sistema immunitario; si assicuri di trovare questo simbolo sulla confezione del biberon o scelga preferibilmente biberon di vetro.

Le tettarelle in lattice e caucciù si alterano facilmente con il susseguirsi delle sterilizzazioni e si deformano con l’uso prolungato; è consigliabile dunque scegliere tettarelle in silicone che sono meno deformabili, non assorbono odori e sapori e possono essere sterilizzate a lungo.

Il silicone è consigliato fino alla comparsa dei primi denti e successivamente, poiché può essere facilmente tagliato dalla dentizione e dalla forza del morso, si può passare al lattice o al caucciù che sono più resistenti.

Immagine correlataSarebbe importante ispezionare le tettarelle prima e dopo ogni utilizzo per verificare eventuali usure e cambiarle spesso quando il bambino è in fase di eruzione dei denti.

Un errore che viene commesso spesso è allargare i fori delle tettarelle: questo è un grosso rischio per la salute del nostro bambino perché il liquido scende molto velocemente, il neonato non è in grado di gestire abbondanti quantità di liquido e rischia il soffocamento. Inoltre i fori alterati facilitano lo strappo e l’usura della tettarella.

È importante non lasciare le tettarelle nelle soluzioni sterilizzanti più del tempo consigliato e lavarle comunque prima di ogni utilizzo, oltre a ricordarsi di cambiare la tettarella in base all’età del bambino: 1 solo foro fino ai 4 mesi, 3 fori fino ai 6 mesi, tettarella a stella fino ai 9 mesi, tettarella piatta da mordere fino ai 14 mesi e successivamente passare al bicchiere chiuso con appoggio anatomico per la bocca.

Dunque Cecilia, il mio consiglio è di non farsi condizionare dall’estetica, ma acquistare l’ausilio che più fisiologicamente può stimolare le abilità orali del suo bambino, leggendo sempre con attenzione le indicazioni riferite all’età che trova sulle confezioni.

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esperto

cristina iosa logopedista

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L’ESPERTO RISPONDE: Rabbia e impulsività sono un problema?

Maria, 36 anni

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“Buongiorno, mi chiamo Maria, ho 36 anni e vi scrivo perché penso di avere un problema nel controllarmi, soprattutto nei momenti di rabbia. Spesso esplodo in modo improvviso ed è poi molto difficile ritornare calma, mi porto dietro l’arrabbiatura anche per giorni, a volte anche per cose stupide. Soprattutto ultimamente questo mi sta causando delle difficoltà sul lavoro e con le persone a me vicine, anche se da sempre mi considero una persona molto impulsiva. Infatti spesso mi sono trovata in situazioni che poi si sono rivelate difficili per me e che a pensarci bene non avrei scelto. Vorrei capire se secondo voi potrei aver bisogno di un aiuto psicologico per risolvere questo problema che vi porto e se è possibile risolverlo.”


Cara Maria, la ringrazio per averci scritto.
Per incominciare le consiglierei di prendersi un po’ di tempo per fare alcune riflessioni su quanto ed in che modo le caratteristiche che ci ha descritto influiscono negativamente sul suo lavoro e sulle sue relazioni, ma anche sulla sua qualità di vita e sul suo benessere personale. Continua a leggere

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L’ESPERTO RISPONDE: Metodo Balyayoga®, yoga per stimolare le potenzialità dei bambini

balyayoga.pngCarlotta, 34 anni

Buongiorno, ho letto nel vostro sito che fate corsi di yoga per bambini con il Metodo Balyayoga®. In che cosa consiste di preciso?

Buongiorno Carlotta,
il Metodo Balyayoga® è stato ideato da una pedagogista, educatrice e formatrice e da un counselor, formatore ed educatore dopo diversi anni di esperienza di pratica e studio dello yoga. Soltanto seguendo i corsi da loro organizzati in tutta Italia si ottiene il Diploma che permette di insegnare lo yoga ai bambini  attraverso questo Metodo. Continua a leggere

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L’ESPERTO RISPONDE: Ho paura di ingrassare…

Arianna, 17 anni

obesiBuongiorno,
vi scrivo per avere un parere sulla mia situazione. Ho sempre avuto problemi di peso fin da piccola, venivo seguita dalla dietologa pediatrica per obesità. Nel 2013, per mio conto, sono riuscita a dimagrire di più di 30 kg, ma in breve tempo ho ricominciato a mangiare male e sono ritornata a 84 kg. Un anno fa ho seguito una dieta di una nutrizionista e sono arrivata a pesare circa 50 kg. Ultimamente, però, sto notando di pensare in continuazione al cibo e ho paura di ingrassare (vista l’esperienza passata). Non so se potrebbe essere utile iniziare un percorso di psicoterapia, so solo che al momento non mi sento ancora pronta ad affrontare completamente la questione, mi vergogno a parlarne con gli altri.
Vi ringrazio per la vostra disponibilità. Continua a leggere


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L’ESPERTO RISPONDE: Maledetta psoriasi!

Simona, 24 anni

Buongiorno,
psoriasi2ho scelto di rivolgermi a voi per chiedere un consiglio. Da un paio di anni mi sento molto sotto pressione per i miei studi di medicina. Non stanno andando come speravo e mi sembra che tutto sia più complicato di quanto già non mi aspettassi. Le tensioni che ho accumulato e i ritmi di studio, oltre ad avere abbassato il mio rendimento, hanno fatto esplodere una forma di psoriasi non particolarmente grave ma che ha colpito principalmente le mani. Questo ovviamente mi crea forte imbarazzo anche perché nel mio (futuro) lavoro le mani sono sempre in vista e molte persone non sanno che non è una malattia infettiva. Mi hanno suggerito di affiancare alle cure farmacologiche anche una psicoterapia.. può davvero essere utile?
Grazie in anticipo per il vostro aiuto

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L’ESPERTO RISPONDE: Sono sieropositiva, e ora come faccio?

Emilia, 32 anni

Buongiorno, scrivo perché da un mesetto ho scoperto di essere sieropositiva, di avere contratto l’HIV.

Ho avuto una buona carriera universitaria, ho un buon lavoro, amici, una famiglia normale, mai problemi di alcun tipo (droghe o simili..). Ho fatto il test perché una mia amica mi ha proposto di diventare donatrice del sangue, e sono andata a farlo, per la prima volta, a 32 anni. donna_triste_9_94681
Sono andata serena a fare gli esami di routine: mai più avrei pensato di poter essere a rischio per questa infezione. Infatti quando mi hanno convocato per comunicarmi l’esito ho subito pensato a un errore: però non c’era nessun errore. Sono sieropositiva, non si capisce esattamente da quando, probabilmente da qualche anno.
Io di uomini con cui sono andata a letto ne ho avuti solo 3, tutte relazioni stabili, dove dopo un po’ si smetteva di usare il preservativo e si usava la pillola. Con M., l’ultimo fidanzato, siamo stati insieme 3 anni, e lasciati qualche mese fa. Dato che ho comunicato a tutti e 3 del mio stato, ho scoperto che il “regalo” me l’ha passato M. Io mi fidavo di lui. Lui a sua volta non lo sapeva, è caduto dal pero, cercando di capire chi tra le sue ex fosse stata.
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L’ESPERTO RISPONDE: Da quando mi sono trasferita, tutto è cambiato

Michela, 25 anni

goldfish jumping out of the water

“Buongiorno,
sono Michela e mi trovo ormai da troppo tempo in una situazione che mi rende infelice. Sono nata e cresciuta al mio paesino, in Umbria. Ero una bambina adorata da tutti, stavo sempre in giro per il paese a combinare guai, soprattutto dopo la nascita della mia sorellina, visto che i miei genitori hanno dedicato a lei tutte le attenzioni. Quando ne combinavo delle belle, però, i miei se ne accorgevano e mi ricordo un sacco di sgridate!
Mi sono trasferita qui a Milano da 6 anni e ho trovato una realtà completamente diversa: le persone sono fredde, distanti, ho trovato degli amici che però non hanno i miei stessi gusti, quindi quando usciamo la sera mi sento sempre fuori luogo, anche se loro non se ne accorgono: so di essere molto simpatica e li faccio sempre ridere! Mi sento però molto sola e ho dei veri e propri momenti di sconforto: quando sono a casa mi accorgo di piangere ininterrottamente per ore. Come devo fare?”

Cara Michela,
alcune delle informazioni che ci hai dato avrebbero bisogno di essere approfondite: non possiamo, infatti, sottovalutare questi momenti di sconforto, che tu ci hai descritto come profondamente difficili.
Ci servirebbe comprendere quanto spesso si verificano, quanto durano, se si presentano in seguito ad avvenimenti particolari, da quali pensieri sono accompagnati.. in questo modo potremmo comprendere meglio, dal punto di vista diagnostico, l’entità del problema.

Ma soprattutto.. siamo sicuri che tutto sia cambiato a partire dal tuo trasferimento?

Quello che sembra emergere, in modo prepotente, è un tuo bisogno di affetto e accudimento che forse ha origini più antiche: esso ti fa sentire le persone di Milano come fredde e distanti, ti fa provare nostalgia del suo paesino, ti fa sentire sola.
In che modo vivi oggi questo bisogno?
Adattandoti ai bisogni degli altri, adeguandoti alle loro scelte, trascurandoti per farli divertire. E’ possibile, in realtà, che questa modalità di rapportarti con i tuoi bisogni l’abbia appresa sin dall’infanzia quando, per ottenere affetto e attenzione dai tuoi genitori, “ne combinavi delle belle”, accontentandoti dell’attenzione ricevuta mentre ti sgridavano.
Sembra che ti stia trovando dunque in una posizione di conflitto: la paura di non ricevere affetto ti porta a difenderti adeguandoti alle necessità degli altri.

Il prezzo da pagare è che in questo modo nessuno (né tu, né gli altri) si prende cura dei tuoi bisogni, ed è possibile che i momenti di sconforto siano legati proprio a questa mancanza.

Questa ipotesi rispetto al tuo modo di “funzionare” dovrebbe però essere confermata. Insieme, in un colloquio, potremmo andare alla ricerca delle informazioni necessarie per comprendere meglio la situazione, e soprattutto per trovare un modo nuovo e più utile per vivere i tuoi bisogni.

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esperto

 

 psicologa psicoterapeuta alice garavaglia

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L’ESPERTO RISPONDE Corretta deglutizione nei bambini e Logopedia

Silvia

Buongiorno, vi scrivo perché il dentista di mio figlio mi ha consigliato una visita logopedica perché D. interpone la lingua tra i denti quando deglutisce. Devo dire però che non è entrato nei dettagli.. o io non ho capito bene la problematica. Cosa vuol dire esattamente?
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