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Psicologia Clinica e Forense – Psicoterapia – Logopedia


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L’ESPERTO RISPONDE: Aiuto… mia figlia non cammina!

Salve dottoressa, la mia bambina di 15 mesi non cammina ancora da sola a differenza dei compagni di asilo della stessa età. Sta in piedi appoggiata al divano, si sposta di lato e muove solo qualche passo se la teniamo per le mani, poi inizia a piangere e vuole essere presa in braccio. Il fratello ha iniziato a camminare a 11 mesi. Sto iniziando ad allarmarmi… cosa devo fare? Come posso aiutarla?

Buongiorno, la ringrazio per averci contattato.
Prima di tutto ci tengo a sottolineare che ogni bimbo, in assenza di problematiche specifiche, impara a camminare nei tempi che gli sono necessari, pertanto esiste grande variabilità e ogni caso è a sé. Questo per dire che comprendo l’agitazione nel vedere i coetanei camminare ma questo confronto, più che essere indice di una reale difficoltà, spesso genera preoccupazione e ansia che si ripercuotono anche nei confronti del piccolo, a volte fino a creare un clima familiare controproducente.

Quindi…cosa fare?
Io le consiglio di condividere questi dubbi con il vostro pediatra per cercare di capire se le acquisizioni precedenti sono avvenute nei tempi attesi. Generalmente un bambino inizia a camminare intorno ai 10-12 mesi, a volte prima e a volte dopo. Non allarmatevi, cercate di mantenere un clima sereno e gratificate la piccola durante gli spostamenti. Create un ambiente sicuro in cui sia libera di muoversi e sperimentare il movimento in autonomia, non forzatela a camminare tenendola per le mani e non usate il girello: la piccola deve trovare da sola le proprie strategie per mantenere l’equilibrio ed imparare a cadere. Per questi motivi è importante che siate figure rassicuranti; se l’adulto è ansioso, il piccolo tende ad avere maggiormente paura.
Per quanto riguarda il contesto, cercate di disporre la stanza in modo che siano presenti appoggi a cui aggrapparsi per tirarsi su, come il divano, tavolini bassi etc.. e ponete un gioco al di sopra in modo da motivare la bimba a raggiungerlo. Una volta in piedi, spostate il gioco alla sua destra o alla sua sinistra per incentivare il cammino laterale; questo è un ottimo esercizio per allenare l’equilibrio! Appena la bimba vi sembrerà più sicura si può provare ad introdurre il “primi passi” che fornisce un sostegno per il cammino frontale. Inoltre, quando proponete queste attività di cammino, vi consiglio di utilizzare scarpine alte e rigide in modo da favorire maggiore stabilità.

E se a 16/18 mesi non cammina ancora?
Potrebbe esserci un lieve ritardo ma è meglio consultare il pediatra per avere un quadro globale. In genere, salvo altre problematiche particolari, il pediatra vi consiglierà di rivolgervi al terapista della neuropsicomotricità il quale potrà effettuare una valutazione sui requisiti del cammino e fornirvi indicazioni caso-specifiche.

Spero di aver risposto esaustivamente ai suoi dubbi.

Dott.ssa Mereu Cristina – Neuropsicomotricista

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ESPERTO RISPONDE


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LABORATORIO PRE-SCOLARE E SCOLARE dall’8 giugno 2020 a TORINO

LAB 1LABORATORIO PRE-SCOLARE e SCOLARE

6 pomeriggi insieme per allenarci in modo divertente!

Poiché quest’anno i dubbi sulla preparazione o meno dei propri figli sono sicuramente più forti dopo l’emergenza sanitaria e la conseguente chiusura delle scuole, la neuropsicomotricista Dott.ssa Mereu Cristina e la logopedista Dott.ssa Iosa Cristina del “Centro Nemesis” hanno pensato ad un modo diverso e più divertente sia per preparare i bambini all’ingresso in Prima Classe Primaria, sia per allenare e potenziare le abilità di coloro che hanno frequentato le Prime Classi della Scuola Primaria.

Sono dunque attivati due laboratori:

  • LAB 2PREPARIAMOCI ALLA PRIMA!: rivolto ai bambini che stanno ultimando l’ultimo anno della scuola dell’infanzia. Sono previste attività e giochi volti a fornire una preparazione solida per affrontare la scuola primaria. In particolare verranno allenati i pre-requisiti della scrittura, lettura e del calcolo:
    – abilità grafomotorie e prescritturaLAB infanzia– metafonologia
    – intelligenza numerica e pre-calcolo- discriminazione uditiva e visiva
    – memoria, attenzione, pianificazione e flessibilità cognitiva
    Il laboratorio consiste in 6 incontri pomeridiani prorogabili, dal lunedì al sabato, dalle h 15 alle h 16:30, con inizio il Lunedì 8 Giugno e si svolge in piccolo gruppo nel rispetto di tutte le norme in vigore nel DPCM del 26 aprile 2020.
    Il costo di partecipazione è di 100€ per il totale dei 6 incontri; è prevista una riduzione della tariffa a 85€ se si porta un amico o un fratello (valido anche se l’amico/fratello, avendo un’età di 6-7-8 anni, si iscrive al laboratorio per il potenziamento delle abilità scolastiche).
    • LAB 3PREPARIAMOCI AL NUOVO ANNO SCOLASTICO! rivolto ai bambini che hanno frequentato le classi I e II primaria. Sono previste attività e giochi (anche con l’utilizzo del PC) per potenziare le abilità di lettura, scrittura e calcolo in modo divertente e coinvolgente.LAB II e III primaria

 

Il laboratorio consiste in 6 incontri pomeridiani prorogabili, dal lunedì al sabato, dalle h 17 alle h 18:30, con inizio il Lunedì 8 Giugno e si svolge in piccolo gruppo nel rispetto di tutte le norme in vigore nel DPCM del 26 aprile 2020.
Il costo di partecipazione è di 100€ per il totale dei 6 incontri; è prevista una riduzione della tariffa a 85€ se si porta un amico o un fratello (valido anche se l’amico/fratellosi iscrive al laboratorio pre-scolare).

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I laboratori saranno tenuti dalla logopedista Dott.ssa Cristina Iosa e dalla NeuropsicomotricistaDott.ssa Cristina Mereu presso il Centro Nemesis – C.so Galileo Ferraris 119 a Torino.
Per informazioni e iscrizioni, anche tramite whatsapp, contattare il numero: 3500404878


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L’ESPERTO RISPONDE: Mio figlio è sempre arrabbiato!

Buongiorno, vi scrivo perché talvolta mi trovo in difficoltà con il mio piccolo di 5 anni. Luca, quando si arrabbia, anche per minime cose, ha dei comportamenti che da sola ho fatica a gestire: urla, si butta per terra, piange a dirotto, è un continuo “no”… da mamma cerco di consolarlo ma spesso, vedendo che continua, finisco per frustrarmi ed arrabbiarmi… come posso aiutare mio figlio?

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Buongiorno Mamma di Luca, innanzitutto colgo l’occasione per ringraziarla di averci scritto e di aver condiviso con noi questi dubbi.
Senza dubbio la rabbia è una delle emozioni meno gradite e piacevoli che riguarda tutte le età, coinvolge tanto noi adulti quanto i nostri bambini e, siccome viene socialmente considerata un’emozione “scomoda”, di difficile gestione, spesso viene disapprovata e soppressa. In realtà si tratta di uno stato d’animo fondamentale per lo sviluppo emotivo e sociale dei più piccoli perché consente loro di apprendere strategie per fronteggiarla e maggiori risorse per reagire alle avversità. Tendenzialmente la maggior parte dei bambini, durante la crescita, impara a controllare la propria rabbia, infatti le manifestazioni fisiche della collera solitamente diminuiscono tra i 3 e i 5 anni. Tuttavia alcuni bambini mostrano una difficoltà a contenere le proprie reazioni colleriche anche negli anni successivi. In questi casi è importante ricordare che la rabbia va accettata, il bambino deve potersi sfogare senza essere etichettato come rabbioso o identificato con le sue reazioni impulsive e da genitore bisogna provare a comprendere la percezione che il bambino ha della situazione, ovvero cosa scaturisce una tale reazione. I rimproveri e le punizioni finiscono col rinforzare la rabbia e innescano nel bambino meccanismi che amplificano una percezione negativa di sé.

Quindi come aiutarlo? Di fronte a uno scoppio di collera, invece di chiedere al bambino di calmarsi (in quel momento non è in grado di farlo!) o di arrabbiarvi a vostra volta (alzare la voce stimola ancora di più la sua opposizione e accresce la sua collera!), siate presenti con gesti affettuosi accompagnati da parole dolci, con funzione rassicurante e tranquillizzante. Una volta calmato, potete provare a ragionare insieme su quanto successo. Una tecnica utile può essere quella di insegnargli a riconoscere i segnali fisici che arrivano dal proprio corpo (calore, rigidità, tremore…) e che indicano la probabilità di un’esplosione di rabbia. Un altro modo per parlare di rabbia è leggere insieme storie che abbiano per protagonisti bambini arrabbiati; in questo modo si sollecita l’identificazione con il protagonista, e si può ragionare sulle soluzioni che vengono attuate. 

Giochi utili. 

  • La statua: consiste nel fatto che il bambino resti immobile quando sente la parola “statua” contenendo i suoi impulsi e, pertanto, può essere utile per sviluppare l’autocontrollo.
  • Le previsioni meteo: consiste nel chiedere al bambino come si sente in quel momento per promuovere la consapevolezza emotiva.
  • Il vulcano: consiste nel chiedere al bambino di immaginare il suo interno come se fosse un vulcano e di individuare il momento di eruzione. Questo gioco è utile per fargli prendere coscienza del suo comportamento e delle varie fasi che portano all’esplosione (irritabilità o frustrazione, rabbia, collera) in modo da aiutarlo ad arrestarsi prima di raggiungere il punto di non ritorno.

 

Tecniche di rilassamento.

  • Respirazione: fare dei respiri lenti e profondi ha un effetto calmante sulle emozioni. Per aiutarlo si può chiedere al bambino di immaginare di fare delle bolle soffiando dolcemente, in modo che debba controllare il proprio respiro;
  • Toccare acqua o sabbia: una tecnica che aiuta a calmarsi attraverso i sensi; si possono usare anche materiali e aromi differenti;
  • Pallina anti-stress: costruire insieme al bambino una pallina anti-stress (es. palloncino riempito di riso o sabbia) che possa tenere in mano nei momenti di tensione;
  • Il barattolo della calma: costruire il barattolo della calma riempiendo una bottiglia di plastica trasparente con acqua calda, colla liquida trasparente e porporina; il bambino può rilassarsi osservando i movimenti della porporina all’interno della bottiglia liberando così la mente da pensieri negativi.

In generale è importante aiutare il bambino a comprendere quali attività possono avere un effetto rilassante e calmante nei momenti di tensione (es. disegnare, contare fino a dieci, colorare, ascoltare la musica, fare un bagno caldo etc…).

Spero di esserle stata d’aiuto fornendo qualche spunto in più per affrontare queste situazioni.

Dott.ssa Mereu Cristina
Neuropsicomotricista

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La LOGO-MERENDA

Abbiamo pensato di farvi conoscere le attività che svolgiamo al Centro Nemesis, soprattutto con i bambini, in un modo originale!
Per questo motivo abbiamo organizzato un momento ludico con i bambini e di condivisione con i genitori, che potranno richiedere tutte le informazioni che vorranno sui nostri servizi.


Giovedì 17 ottobre 2019
dalle ore 17.00 alle ore 18.30
presso la sede di Torino
Corso Galileo Ferraris 119

La LOGO-MERENDA invita tutti i bambini dai 3 ai 10 anni per un pomeriggio divertente, con giochi linguistici condotti dalle Logopediste del Centro Nemesis, e di scambio di informazioni con le famiglie.

A conclusione delle attività ludiche sarà offerta una golosa merenda a tutti!

Iscrizioni:
L’evento è gratuito, ma si richiede gentilmente la prenotazione almeno 3 giorni prima al numero di telefono:
392 834 9927 (Dott.ssa Cristina Iosa, Logopedista)

Per altre informazioni potete scriverci al seguente indirizzo: cristina.iosa@centronemesis.com


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L’ESPERTO RISPONDE: Aiuto… mio figlio scrive male!

Buongiorno, sono la mamma di Antonio, un bambino di 7 anni che ha appena finito la II elementare e vi contatto perché sono sempre più preoccupata e confusa! Verso la fine dell’anno scolastico le maestre mi hanno consigliato di rivolgermi ad un professionista perché hanno notato che Antonio ha difficoltà a scrivere. Nello specifico riferiscono che il bambino rimane indietro durante i dettati, scrive male le lettere, colora senza rispettare i bordi, calca tanto e spesso lamenta male al polso…  Mio figlio, dall’altro lato, sembra non amare i momenti in cui gli viene richiesto di scrivere o disegnare o colorare, anzi se può li evita e, soprattutto, ultimamente sembra rendersi conto di essere più in difficoltà rispetto ai compagni. Eppure è un bambino sveglio, ha imparato in fretta a leggere, va a scuola volentieri e non ha altre difficoltà scolastiche! Non capisco se possa avere qualche problema e da cosa possa esser dovuto perché facendo qualche ricerca e parlando con altre mamme è saltato fuori il discorso DSA. È possibile che si tratti di questo? Come posso aiutarlo?

Buongiorno, innanzitutto colgo l’occasione per ringraziarla di averci scritto e di aver condiviso con noi questi dubbi. Sicuramente si tratta di un tema molto ampio per cui è bene fare subito chiarezza su alcuni punti.

Cosa vuol dire DSA? Il termine DSA indica i disturbi specifici di apprendimento che riguardano la capacità di leggere, scrivere e calcolare in modo corretto; questi si manifestano con l’inizio della scolarizzazione e sono definiti disturbi del neurosviluppo in quanto dipendono dalle diverse modalità di funzionamento delle reti neurali coinvolte in questi processi e la loro causa, quindi, non è assolutamente da attribuirsi ad un deficit di intelligenza né a deficit sensoriali.

Difficoltà nella scrittura. Fatta questa necessaria premessa entriamo nel vivo della domanda. Da quello che leggo mi sembra che le difficoltà di suo figlio siano esclusivamente legate al processo di scrittura, ed in particolare, alla qualità della traccia grafica.
I campanelli d’allarme sono molteplici e alcuni li ha già descritti lei: scrittura scarsamente leggibile, lentezza nello scrivere, dolore al polso, traccia molto calcata, buchi nel foglio, ritocchi di segni già tracciati, discontinuità del tratto e numerose interruzioni, lettere di differente grandezza, non rispetto dei margini, lettere tremolanti, impugnatura della penna inusuale, evitamento e rifiuto nei confronti di attività grafomotorie etc…

difficoltà scrittura nemesis

Quali processi sono coinvolti? Adesso facciamo un piccolo passo indietro per comprendere quali siano le abilità legate alla grafomotricità. È importante conoscerle perché eventuali lacune, anche in una sola di queste aree, potrebbero interferire con l’abilità di scrivere!

  • Abilità generiche:
    • Equilibrio
    • Controllo posturale
    • lateralizzazione
  • Abilità specifiche:
    • Coordinazione dinamica dell’arto superiore, necessario per poter controllare i movimenti del braccio;
  • Coordinazione occhio-mano, ovvero l’abilità che permette un lavoro simultaneo e coordinato fra i movimenti degli occhi e quelli dell’arto superiore scrivente;
  • Motricità fine, quindi il prodotto di movimenti minuziosi e precisi a carico della mano e delle dita;
  • Abilità visuo-spaziali, ovvero la capacità dell’individuo di percepire, agire ed operare sulle rappresentazioni mentali in funzione di coordinate spaziali;
  • Percezione ed analisi visiva, ossia l’abilità di discriminare le forme, associarle, apprezzarne le caratteristiche e individuarne le differenze;
  • Orientamento ed organizzazione spazio-temporale, cioè la capacità di percepire la posizione del proprio corpo in relazione agli oggetti e alle persone nello spazio e nel tempo. Sono necessarie per consentirci di orientarci nello spazio grafico del foglio, capire dove iniziare a scrivere e dove interrompersi, seguire un andamento lineare, mantenere una grandezza regolare delle lettere, orientarle correttamente, sapere cosa viene prima e cosa dopo, mantenere un ritmo.
  • Memoria a breve e lungo termine
  • Attenzione sostenuta
  • Abilità fonologiche, metafonologiche e linguistiche.

Da dove iniziare? Quindi prima di tutto sarà fondamentale comprendere a quali di queste componenti sono dovute le difficoltà di suo figlio; per questo motivo risulta necessario, prima di tutto, effettuare una valutazione neuropsicomotoria in modo da identificare le problematiche specifiche e poter, eventualmente, iniziare un percorso riabilitativo per potenziare, recuperare o vicariare tali difficoltà.
Il mio consiglio è di rivolgervi al servizio di neuropsichiatria infantile del territorio oppure ad un centro specializzato privato e/o convenzionato per cominciare, il prima possibile, l’iter valutativo.

Spero di aver risposto esaustivamente ai suoi dubbi.

Dr.ssa Mereu Cristina
Neuropsicomotricista

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ESPERTO RISPONDE Nemesis


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L’ESPERTO RISPONDE: cosa sono i Dsa e come muoversi dopo una segnalazione?

Buongiorno,
sono mamma di Luca, bambino di otto anni che ha terminato a giugno la seconda elementare. Le maestre, in occasione della consegna delle pagelle, mi hanno segnalato che il bambino presenta una lettura molto lenta e con molti errori. Per questo motivo, mi hanno consigliato una valutazione logopedica in quanto Luca potrebbe presentare un disturbo specifico di apprendimento.
Di che cosa si tratta esattamente? Come devo muovermi?
Grazie.Schermata 2018-09-11 alle 14.03.42

Gentile mamma,
con il termine disturbo specifico di apprendimento si intende un disturbo del neurosviluppo che interessa la sfera degli apprendimenti scolastici, in bambini che non presentano problemi a livello intellettivo generale.

In particolare, i disturbi specifici di apprendimento vengono classificati nel seguente modo, in base alle caratteristiche cliniche:
Dislessia: disturbo della lettura, si manifesta come difficoltà a decodificare un testo scritto; il soggetto presentante dislessia tende a leggere più lentamente e a commettere più errori rispetto alla media dei coetanei.
Disortografia: disturbo della scrittura, si manifesta con difficoltà ad acquisire le regole ortografiche e permanere nei testi scritti di numerosi errori di ortografia;
Disgrafia: disturbo della grafia, si manifesta con difficoltà motorie dell’atto grafico;
Discalculia: disturbo della capacità di comprendere e operare con i numeri.

Questi disturbi vengono definiti specifici in quanto non conseguono a problemi neurologici, ambientali o intellettivi.
È frequente incontrare nel bambino la presenza contemporanea di uno o più disturbi specifici.
Spesso sono individuabili una serie di campanelli di allarme che possono segnalare la presenza di un disturbo specifico di apprendimento.

Nella fascia di età di Luca, i possibili indicatori a cui prestare attenzione sono i seguenti:
– La lettura è poco fluida e, di conseguenza, viene inficiata la comprensione di ciò che si sta leggendo;
– Il bambino cerca delle scuse per evitare di leggere;
– In scrittura, il lessico è ristretto;
– Gli errori ortografici sono eccessivi rispetto all’età e alla classe frequentata;
– È presente confusione rispetto all’ordine delle lettere che compongono le parole;
– Non può utilizzare i propri appunti per studiare;
– Confonde la destra e la sinistra;
– L’esposizione orale di fatti e di racconti risulta povera di termini e difficoltosa;
– L’uso del diario scolastico risulta disorganizzato e non trascrive i compiti assegnati;
– Ha difficoltà ad imparare le tabelline

Nel caso specifico di suo figlio le maestre segnalano la preoccupazione che il bambino presenti dislessia.Schermata 2018-09-11 alle 14.03.27.png

Che cosa fare?
La cosa migliore da fare è rivolgersi a degli esperti per una valutazione diagnostica.
Per effettuare tale valutazione, è necessario rivolgersi al Servizio di Neuropsichiatria Infantile dell’ASL di appartenenza o a un centro privato e/o convenzionato specializzato.
La valutazione viene eseguita da un’equipe multidisciplinare, che si avvale di specifici test da somministrare al bambino per indagare le seguenti aree:

  • Intelligenza (Q.I.),
  • Capacità di lettura (velocità di lettura e correttezza),
  • Capacità di scrittura (correttezza),
  • Comprensione del testo,
  • Capacità di calcolo.

Alla fine del percorso valutativo, l’equipe redige una relazione in cui si esplicitano i risultati ottenuti nei vari test e – qualora sia necessario – la diagnosi di disturbo specifico.

Quando effettuare la diagnosi?
Secondo la normativa vigente, è possibile effettuare la diagnosi di dislessia e disortografia alla fine della seconda elementare e la diagnosi di discalculia alla  fine della terza elementare.

Dr.ssa Silvia Giusiano

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esperto


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L’ESPERTO RISPONDE: 6 strategie utili per accompagnare il sonno dei bambini.

Sara e Umberto
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Buongiorno, siamo una giovane coppia e genitori di uno splendido bambino di 3 anni e mezzo. Abbiamo trovato il suo nominativo sul sito del centro Nemesis in ricerca di un esperto nel supporto alla genitorialità. Da settembre dello scorso anno è diventato sempre più difficile portare a letto nostro figlio ad un’orario decente, perché al mattino si deve alzare presto per andare all’asilo. Ogni sera è una lotta per convincerlo e spesso ci arrendiamo perché siamo molto stanchi. Da sempre è abituato ad andare a dormire tardi insieme con noi perché poteva svegliarsi tardi il giorno dopo. Da settembre quando ha iniziato l’asilo abbiamo iniziato ad essere più attenti perché la mattina dopo fa molta fatica a svegliarsi presto ed arriviamo sempre tardi all’asilo. Le mattine e le sere sono diventate motivo di grande stress con pianti e reazioni capricciose da parte di nostro figlio. Al momento si addormenta tardi sul divano davanti alla televisione, praticamente crolla, si sveglia quando lo portiamo in braccio al letto e vuole restare con noi. In settimana durante la giornata è di cattivo umore, dorme 2 ore all’asilo al pomeriggio e a volte si addormenta in macchina quando lo porto a casa o in palestra.  Nel weekend invece siamo tutti quanti più rilassati e viviamo come prima di settembre, cioè con calma. Le chiediamo dei consigli pratici per superare questo momento difficile.

Gentili genitori, grazie per il vostro messaggio e per la vostra richiesta di consigli pratici. Tutti noi accettiamo con fatica i cambiamenti nelle abitudini di vita, e per un bambino questo è ancora più difficile perché tutte le sue sicurezze vengono messe in discussione. Vorrei soffermarmi sulla fase dello sviluppo in cui si trova attualmente vostro figlio:  specialmente dai 3 ai 4 anni, infatti, possono insorgere problemi di addormentamento legati al progredire del processo di separazione/individuazione. In questo periodo i bambini cominciano a percepire la propria personalità come indipendente e separata da quella dei genitori, di conseguenza l’andare a dormire e l’addormentarsi da soli potrebbero causare ansia.

I rituali, cioè la ripetizione degli stessi “schemi” di comportamento, sempre uguali giorno dopo giorno, rafforzano la sicurezza e la connessione all’interno della famiglia proprio perché vanno a costituire dei riferimenti esterni in più. Allo stesso tempo è importante tenere a mente che l’instaurazione di nuovi rituali, o un loro cambiamento, deve avvenire con gradualità e richiede tempo e pazienza.

Ecco alcuni esempi di rituali di addormentamento che possono essere combinati uno con l’altro:

  1. Scegliere il momento “giusto”: Ognuno di noi, già dalla tenera età, ha un orologio biologico interno che determina i ritmi di sonno e veglia. Nel vostro caso vi consiglio di anticipare lentamente il momento “giusto” fino ad arrivare all’orario che assicura al vostro figlio le ore di sonno necessarie a svegliarsi ben-riposato. Questo processo può durare settimane. Vi consiglio inizialmente di non distinguere fra giorni lavorativi e week-end per aiutare a ri-programmare il suo orologio interno.  
  2. Creare l’atmosfera e un ambiente confortevole: Unknown-1Il rituale di addormentamento può già iniziare con la cena e continuare con attività tranquille per stimolare l’arrivo del sonno. I giochi scatenati, la visione di programmi televisivi, i giochi al computer o sul tablet agiscono come degli stimolanti e allungano i tempi di addormentamento. L’ambiente favorevole al sonno dovrebbe avere inoltre una temperatura attorno ai 18-20°, un basso livello di rumore (abbassate il volume del televisore o della musica in casa) e una luce tenue. Esiste un collegamento fra la riduzione degli stimoli visivi e la produzione di melatonina, l’ormone secreto dall’epifisi che favorisce il sonno.Unknown-2

  3. Un bagno rilassante: Alcuni minuti trascorsi nell’acqua tiepida possono favorire il sonno. Il rituale dell’igiene personale e l’applicazione di creme sul corpo sono normalmente molto apprezzate dai bambini. Se invece il bagnetto lo stimola e lo ri-vitalizza, meglio spostarlo in un altro momento della giornata.

  4. La storia della buonanotte: La vicinanza di mamma e/o papà, un bel libro e la luce tenue dell’abat-jour sono gli ingredienti ideali per prepararsi al sonno. Ai bambini più piccoli normalmente piace guardare un libro illustrato insieme con i genitori; questa attività inoltre potrebbe servire da spunto per inventare e sviluppare nuove storie per iniziativa del genitore, del bambino o di entrambi. Un momento prezioso che il bambino conserverà tra i ricordi più belli della propria infanzia.
  5. Tante coccole con il massaggio: Una pratica in grado di trasmettere vicinanza, sicurezza e serenità è quella di praticare un massaggino leggero con movimenti rotatori della mano, sulla pancia o sulla schiena del bambino. I gesti dolci e il tocco leggero accompagnano il bambino in un sonno molto sereno.Massage of foots

  6. La dolce ninna-nanna rappresenta un’altra possibilità per entrare nella fase del sonno perché per i bambini è molto piacevole addormentarsi cullati dalla voce della mamma o del papá. Le ninne-nanne tradizionali, con le loro parole in rima e strofe ripetitive, rassicurano e rilassano il bambino. Va bene anche una canzoncina, anche se inventata (ma sempre uguale!), che il genitore intona con voce calma a ritmo lento.

Ogni famiglia è unica e può creare il proprio schema di comportamenti per chiudere la giornata. I rituali descritti possono essere anche combinati per creare un percorso che aiuta il bambino e i genitori a vivere la fine della giornata in maniera sicura e tranquilla.

Spero di esservi stata di aiuto. Non esitate a contattarmi nuovamente se avete delle domande.

Dott.ssa Alexandra Viechtbauer

 

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esperto

 

 


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L’ESPERTO RISPONDE: Yoga nella prima infanzia… come funziona?

Buongiorno, leggo sempre più spesso che praticare yoga fin da piccoli aiuta la crescita globale del bambino. Anche al nido che frequenta il mio bambino è stato proposto; potreste darmi qualche informazione più precisa sulle modalità che vengono utilizzate con i più piccoli? Grazie. Marianna.

Buongiorno Marianna, fare yoga con i bambini della fascia di età 3-36 mesi significa dare loro l’opportunità di sperimentare fin da subito il loro corpo, le emozioni che esso suscita, le sensazioni e i pensieri.

Nei primi tre anni di vita del bambino si pongono le basi per la formazione della sua personalità futura: è dunque fondamentale stimolare al meglio tutte le sue abilità attraverso il tatto, il contatto, la postura del corpo, i movimenti più o meno ampi.Schermata 2018-05-02 alle 14.03.37

Nel nostro centro pratichiamo lo Yoga per bambini con il , un approccio che si basa sugli insegnamenti dell’educazione Neo-umanista, un filone della filosofia che focalizza il suo interesse sul rispetto di ogni forma vivente (esseri umani, flora, fauna) e non vivente dell’universo.  Del tutto differente dallo yoga classico, l’approccio con i piccolissimi è un approccio “in punta dei piedi”, ovvero molto morbido, delicato, non invasivo, sensibile ed empatico; sono numerosi i messaggi di rinforzo positivo che vengono dati ai bambini attraverso sorrisi, piccoli applausi, sguardi di gratitudine.

Lo schema degli incontri resta sempre lo stesso per dare maggiore sicurezza ai piccoli: dopo le routine di saluto ed apertura dell’incontro si eseguono piccoli riscaldamenti seguiti dalle posizioni yoga in coppia o da soli; molte asana prendono il nome di animali o di elementi della natura (cane, gatto, montagna, pesce,…). Successivamente vi è un massaggio e un breve momento di meditazione in cerchio che ha l’unico scopo di far abituare i bambini a restare in silenzio, con gli occhi chiusi ad ascoltare la quiete che li circonda.Schermata 2018-05-02 alle 14.03.22

Tutti gli incontri sono accompagnati da canzoncine, filastrocche e musica di sottofondo, in un clima di serenità e allegria.

Le consiglio vivamente di far provare questa esperienza al suo bambino, sarà divertente e davvero stimolante.

Yoga è sinonimo di benessere…e si inizia fin da subito a stare bene!!!  

esperto

 

cristina iosa logopedista


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Training Autogeno in gravidanza, in particolare il metodo R.A.T.

La gravidanza rappresenta per la donna uno dei periodi della vita più ricco di cambiamenti. Le modificazioni che avvengono riguardano sia il corpo sia la mente che insieme dovranno trovare nuovi equilibri. Tra le fisiologiche oscillazioni ormonali e le normali insicurezze legate ai cambiamenti corporei, di abitudini e di ruoli, il Training Autogeno in gravidanza può essere adottato efficacemente per mantenere un equilibrio ed una serenità emotiva.

Tecnica di rilassamento e di psicoterapia esso si basa sulla ripetizione di particolari esercizi che devono essere appresi in modo graduale e con allenamento costante. Per le gestanti è utile in particolar modo il metodo R.A.T., Training Autogeno Respiratorio, tecnica che deriva dal Training Autogeno e che consiste in alcuni esercizi che aiutano a controllare la respirazione e a sciogliere i muscoli coinvolti nel parto.

Il compito primario del training autogeno in gravidanza è quello di aiutare le future mamme ad affrontare gli squilibri emotivi e le oscillazioni d’umore che spesso accompagnano il prima e il post parto, cercando di prevenire in questo modo patologie più gravi quali i disturbi d’ansia della gestante e la depressione post partum della neomamma.

Gli esercizi inoltre, eseguiti già a partire dal 4° mese con il supporto di uno psicologo esperto, possono ridurre se non far scomparire del tutto eventuali stati di malessere fisico legati al periodo: nausea, vomito, insonnia, irritabilità, stitichezza, senso di spossatezza, anomalie respiratorie e del ritmo cardiaco da ansia, sbalzi di pressione, dolori muscolari. Il Training Autogeno è una risorsa che non esaurisce la sua funzione nell’arco della gravidanza e del parto, ma che potrà essere utilizzata in qualsiasi momento della vita.

Il Training Autogeno in gravidanza permette dunque di attenuare i disturbi tipici di questo periodo oltre che di fronteggiarne i vissuti psicologici. Tale tecnica consente di sintonizzarsi e porsi in ascolto del proprio corpo e così facendo permette alla madre di iniziare un dialogo con il nascituro, creare armonia dentro di sé e prendere confidenza con i cambiamenti fisiologici. Facilita il raggiungimento di un profondo rilassamento e di un benessere generale, combattendo ansie e paure, e migliora eventuali contratture e dolori. Durante il travaglio consente alla mamma di concentrarsi su quanto sta accadendo, aumenta la determinazione, la calma e la capacità di autocontrollo, oltre a migliorare la fiducia in se stesse e nelle proprie capacità. I benefici del training autogeno si protraggono oltre la nascita del bambino, rendono la mamma più “allenata” ad affrontare tutti i piccoli problemi che la cura e la gestione di un neonato e del nuovo ruolo comportano.

Il training autogeno non è una cura che elimina il dolore o l’ansia in maniera definitiva, ma aiuta sensibilmente a tenere sotto controllo lo stress e ad affrontare gli ostacoli con maggiore tranquillità. La sua pratica stimola la produzione di endorfine che contrastano l’ansia e l’agitazione favorendo anche il controllo del dolore grazie al rilassamento della muscolatura.

Tale metodo andrebbe appreso all’interno o in concomitanza di corsi che prevedono un approccio completo a gravidanza, parto e post-partum. La gravidanza è un evento unico e misterioso che coinvolge non solo il corpo, ma anche la psiche della donna. La donna è assorbita da ansie e paure, per questo è importante approfondire non solo gli aspetti fisiologici della gravidanza, ma anche i vissuti psicologici della donna e di chi le sta accanto. Corsi così strutturati rispondono sia ai bisogni informativi che di sostegno dei futuri genitori: le paure si attenuano grazie alla condivisione e all’informazione, il confronto rassicura e rende protagonisti della propria esperienza, il gruppo che accoglie e ascolta infonde fiducia e coraggio.

 

dott.ssa Filomena Tancredi
Psicologa Psicoterapeuta

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Facciamo la nanna! Serate tematiche per genitori

Serate tematiche di conoscenza e consulenza sul sonno dei bambini, per genitori

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Quattro serate dedicate ai genitori per parlare insieme del sonno dei loro bambini imparando a conoscerlo e a gestire eventuali difficoltà per affrontare il momento della nanna senza paure e preoccupazioni accompagnando i loro piccoli a sonni sereni.

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