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Psicologia Clinica e Forense – Psicoterapia – Logopedia


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L’IMPORTANZA DELLE STORIE SOCIALI NELLE SINDROMI AUTISTICHE

storie sociali2“L´autismo non è qualcosa che una persona ha o una bolla dentro cui un individuo è intrappolato. Non esiste nessun bambino normale nascosto dietro l´autismo. Autismo è un modo di essere. E’ pervasivo; colora ogni esperienza, ogni sensazione, percezione, pensiero, emozione ed incontro, ogni aspetto dell´esistenza. Non è possibile separare l´autismo dalla persona e se fosse possibile, quella persona non avrebbe nulla a che spartire con quella da cui siete partiti ”  (Jim Sinclair) 

 

Oggi si parla di condizione dello spettro autistico per indicare la diversità con cui si manifestano questi disturbi che vanno ad intaccare principalmente la comunicazione, l’interazione sociale e le Funzioni Esecutive (abilità determinanti nell’organizzazione e nella pianificazione dei comportamenti di risoluzione dei problemi) e si manifesta con  Comportamenti ripetitivi e Stereotipie.

Nei soggetti con Spettro Autistico si riscontra inoltre una marcata resistenza al cambiamento che per alcuni può assumere le caratteristiche di un vero e proprio terrore fobico, con  incapacità di creare strutture organizzative che consentono di stabilire la priorità, incapacità di formulare un piano di azione e di modificarlo, tendenza a rimanere ancorati a dati percettivi, incapacità ad inibire risposte impulsive; questo succede maggiormente se il soggetto viene allontanato dal proprio ambiente (camera, studio, giardino) o se nell’ambiente in cui vive si cambia inavvertitamente la collocazione di oggetti, mobili o qualunque aspetto della stanza.

I Punti di forza delle persone con spettro autistico sono molti e tra questi è importante specificare la memoria, il pensiero visivo, la capacità di utilizzare congegni elettronici, buona esecuzione delle consegne visive o scritte, precisione, abilità nel cogliere i dettagli e di seguire le routine, buona risposta all’educazione strutturata. La ricerca ha dimostrato che il miglior apprendimento per queste persone avviene attraverso l’uso dell’educazione strutturata e degli ausili visivi, tra i quali anche le storie sociali.

PERCHE’ DUNQUE CREARE STORIE SOCIALI?

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NON SOLO LINGUAGGIO

Nel mio paese un po’ sperduto in montagna nella piazzetta centrale c’è una scritta sul muro dipinta nei tempi del fascismo che riporta: “ E’ tempo di dire che l’uomo prima di sentire il bisogno della cultura ha sentito il bisogno dell’ordine.”

Questa frase, ovviamente modificata, mi è risuonata in testa nel momento in cui ho scritto questo articolo: E’ tempo di dire che l’uomo prima di sentire il bisogno di parlare ha sentito il bisogno di COMUNICARE.”

comunicazione uomo primitivo

Effettivamente se pensiamo ontologicamente, sia nella storia dell’umanità sia in quella di ogni essere vivente, la conquista del linguaggio è avvenuta grazie al raggiungimento di tappe comunicative essenziali. Il linguaggio è uno fra i tanti canali di comunicazione, non è l’unico! Sebbene sia la forma dal punto di vista cognitivo più complessa, non è sempre unicamente chiaro. Pensare a quante volte uno sguardo o un semplice gesto possano esprimere seriamente più di mille parole, e a quante volte quest’ultime ci portano ad incomprensioni e fraintendimenti. I sociologi sostengono infatti che  la gran parte di una comunicazione passi attraverso i canali non verbali, e proprio all’interno di essi,  esistono prerequisiti fondamentali, che il bambino deve acquisire per garantire successivamente un adeguato sviluppo del linguaggio orale.

Una delle prime forme comunicative utilizzata dal bambino è la gestualità con uno scopo prettamente richiestivo. pointing.jpgL’uso del pointing, ovvero l’indicazione attraverso il dito indice, serve per soddisfare le esigenze primarie del bambino stesso. All’interno di questi primi scambi di comunicazione, l’altro è essenzialmente uno strumento indispensabile per raggiungere l’obiettivo. Solo successivamente, con un adeguato sviluppo cognitivo, il bambino sarà in grado di interiorizzare l’altro come essere interlocutore capace di pensieri propri con cui condividere una situazione e quindi acquisirà funzioni comunicative più complesse come il commentare, il fornire spontaneamente informazioni o il chiedere informazioni.

Cosa succede nei bambini affetti da Autismo e cosa può fare il logopedista?

Nei bambini affetti da disturbi dello spettro autistico la bassa frequenza comunicativa è una delle caratteristiche peculiari. Uno dei criteri utilizzati dai medici per fare diagnosi dal DSM V (Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders) è:

  • Deficit persistente nella comunicazione sociale e nell’interazione sociale in diversi contesti (…).

Comunicare, nell’accezione più restrittiva, significa trasmettere un messaggio intenzionalmente, ed è proprio un deficit nell’intenzionalità comunicativa e di conseguenza delle sue espressioni che marca il quadro autistico. Ricordiamoci che non è sempre detto che chi parla “troppo” comunichi realmente qualcosa ,magari ripete semplicemente o utilizza un linguaggio senza nessuno scopo.

Il logopedista di fronte ad un bambino con deficit in ambito comunicativo ha il compito di valutare in quale fase di sviautismo e logopedia.jpgluppo si collochi rispetto allo sviluppo tipico. Lo specialista cercherà di interagire con il bambino, di alimentare l’interesse  per la relazione, di favorire esplicitamente l’emergere di funzioni e forme comunicative adeguate. Solo  quando le tappe fondamentali della comunicazione non verbale saranno acquisite e generalizzate si potrà impostare un lavoro sul linguaggio verbale e utilizzarlo come forma comunicativa più astratta.

E’ errato pensare che in presenza di deficit comunicativi non sia necessario richiedere l’intervento di un logopedista se il bambino ancora non parla. Anzi, è opportuno iniziare il prima possibile, approfittando dell’arco temporale in cui il bambino apprende più facilmente e limitarne così le conseguenze.

La logopedista che collabora con il Centro Nemesis nella sede di Milano
Dott.ssa Borghini Carlotta

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esperto

 


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SEMINARIO Autismo e diagnosi precoce: i segnali da conoscere

Dal colloquio con i genitori
all’utilizzo dei questionari
per l’identificazione precoce

 Dr.ssa Silvia Di Nunzio – Psicologa clinica e Neuropsicomotricista

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Sabato 11 Giugno 2016
dalle ore 10.00 alle ore 13.00
presso la sede di Milano
Via E. Petrella 14 (Google Maps)

12 posti disponibili

Evento convenzionato
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L’autismo è una sindrome comportamentale che si manifesta con disturbi dell’interazione sociale, della comunicazione e della comprensione di pensieri, sentimenti ed emozioni. L’espressione dei sintomi e la sua gravità all’interno dello spettro autistico è variabile, ma la disabilità è permanente e accompagna il soggetto in tutto il ciclo vitale.

L’intervento precoce può svolgere un importante effetto riparatore Continua a leggere


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INCONTRO: “Il ruolo dello psicologo nel trattamento dei Disturbi dello Spettro Autistico. Introduzione alle tecniche cognitivo-comportamentali applicate” – Torino, 09 aprile 2015

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Lo Spettro Autistico… un disturbo sempre più studiato e controverso

Dott.ssa Laura D’Alessandro

L’autismo (o più correttamente Disturbo dello Spettro Autistico) attira sempre di più l’attenzione della comunità scientifica e non solo… nascono nuove serie televisive, film, si pubblicano libri e si moltiplicano le informazioni creando spesso molta confusione. Cerchiamo di mettere un po’ di ordine! Continua a leggere