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PSICOLOGIA E CINEMA “Everest” e la sfida dei limiti..

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DATA USCITA: 24 settembre 2015
GENERE: Avventura, Drammatico, Thriller
ANNO: 2015
REGIA: Baltasar Kormákur
SCENEGGIATURA: Mark Medoff, Simon Beaufoy
ATTORI: Jake Gyllenhaal, Josh Brolin, John Hawkes,Jason Clarke, Robin Wright, Michael Kelly, Sam Worthington, Keira Knightley, Emily Watson
FOTOGRAFIA: Salvatore Totino
PRODUZIONE: Working Title Films, Cross Creek Pictures, Universal Pictures, Walden Media
DISTRIBUZIONE: Universal Pictures
PAESE: Gran Bretagna, USA
DURATA: 150 Min
FORMATO: 2D, 3D e IMAX 3D

10 maggio 1996. Il film, quasi un documentario, racconta della pericolosa spedizione, finita in tragedia, di due gruppi di scalatori che vogliono conquistare la vetta più alta del mondo, con i suoi 8.848 metri di altezza. Se questo non significa superare il limite..

Come ormai alcuni di voi avranno capito non sono un critico cinematografico ma amo andare al cinema. I film ritraggono la vita sotto infiniti punti di vista e mi piace usarli come spunto per parlare un po’ di psicologia.

everest vettaPosso comunque dirvi che, a mio parere, il film è riuscito a catturare l’attenzione dall’inizio alla fine, nonostante fosse quasi tutto incentrato sulla preparazione della spedizione e sulla tragedia con cui si è conclusa. Forse, ascoltando anche i pareri di altri spettatori, è meno interessante per chi per esempio non ha una passione per la natura e/o la montagna.

Piccola parentesi. Ho avuto modo di osservare questa estate quanto rispetto hanno i siciliani per la loro montagna (si rivolgono così all’Etna, come facevano i loro avi). Dietro al rispetto spesso, come in questo caso, c’è il timore o comunque la consapevolezza della propria inferiorità.
Ero curiosa, quindi, di vedere come avessero ricreato in “Everest” la sfida tra l’uomo e LA montagna.

Questo ci permette di affrontare un argomento molto importante in psicologia che è quello del limite.
Non ci rendiamo conto di quanto questo faccia parte della nostra vita!

confini

La parola limite, nelle diverse accezioni della lingua italiana, racchiude in sé due facce della stessa medaglia. E’, infatti, un confine che può essere considerato come invalicabile o da superare.

Come facciamo a stabilire allora se sfidarlo o meno? 

Ormai ho avuto modo di ripetere più volte che gli estremi sono da evitare e, anche in questo caso, è una questione di equilibrio.

Pensiamo, per esempio, alle relazioni. Limite in questo caso vuol dire confine: se non ne abbiamo cadiamo in una dipendenza, nella simbiosi.. rischiamo di sentirci invasi o di invadere la vita di un’altra persona.. ma se i confini sono troppo rigidi nessuno riuscirà ad entrare in contatto con noi. Inoltre..

“La mia libertà finisce dove comincia la vostra”
Martin Luther King

Pensiamo poi al rapporto con noi stessi. Crescendo dobbiamo fare i conti con le nostre capacità e i nostri limiti, in tantissimi ambiti (in questo caso il film ci mostra come la valutazione realistica delle proprie possibilità non sia affatto semplice). Se ci dessimo degli obiettivi irrealizzabili non ci sentiremmo mai soddisfatti, alimentando così un vortice di frustrazione. Allo stesso tempo, però, se non cercassimo di andare oltre e migliorare probabilmente la nostra vita sarebbe piatta, senza una meta da raggiungere.
In questi casi possiamo pensare alle sfide quotidiane come nello sport, sul lavoro, nel gestire una vita di doveri e di piaceri, ecc.

Pensiamo a quanti Disturbi hanno alla base un problema con il limite: disturbi alimentari, dipendenze, problemi di gestione dell’aggressività, disturbi della sfera relazionale, ecc.

Dobbiamo, quindi, sperimentare cose nuove, uscire e vedere il mondo, proteggendoci però e cercando di cogliere dove l’esperienza diventa troppo rischiosa. Entrambe queste funzioni (la spinta all’emancipazione e quella protettiva) sono inizialmente svolte dai genitori.. maggiormente quando siamo bambini, un po’ meno in adolescenza e sempre meno nell’età adulta. L’adolescenza, in particolare, rappresenta una fase critica proprio perché via di mezzo tra la dipendenza totale e l’indipendenza, tra il desiderio di andare e la paura di quello che ci aspetta e tra il desiderio di rendere i figli autonomi e la paura di perderli.

Ci troveremo poi a fare i conti con il limite maggiore, il passare del tempo e la morte, che però ci spinge ad apprezzare la vita in quanto “finita” (pensiamo al non-senso della vita che lamentano gli immortali nei film).

Nella società, inoltre, non ci sarebbero scoperte e non ci sarebbe il progresso se non ci si spingesse oltre..

Tutto questo è racchiuso nel film: una lotta contro il tempo (un padre che vorrebbe tornare a casa per la nascita della figlia), una sfida con sé stessi e tra gruppi, sfida della morte e quella che troppo spesso viene sottovalutata o addirittura dimenticata..

natura e uomo

..la sfida della natura che, il più delle volte, ci fa tornare con i piedi per terra e ci porta a riconoscere che nonostante tutto il progresso scientifico, le scoperte, le innovazioni.. l’essere umano è pur sempre piccolo se messo a confronto con l’universo!

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