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Psicologia Clinica e Forense – Psicoterapia – Logopedia

La terapia di coppia: nuove modalità per stare insieme

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Ho assistito ad una piacevole e illuminante lezione magistrale del professor Flinn sulla coppia, da cui il desiderio di approfondire e scrivere questo articolo. Sempre più spesso, infatti, la domanda del paziente allo psicoterapeuta è quella di intraprendere la terapia di coppia.

Al tempo della globalizzazione e delle infinite possibilità di viaggio, di luoghi da vivere o visitare e di persone da incontrare, la tendenza è quella di bilanciare questa apertura attraverso un ripiegamento della coppia o della famiglia su se stessa, proprio perché viene a mancare un punto di riferimento esterno. Abbiamo cioè, innumerevoli possibilità di scelta, sul dove vivere, dove lavorare (non per forza oggi coincidono), ma questa opportunità può portare con sé confusione, precarietà e destabilizzazione. Per questo la coppia e la nuova famiglia, che oggi si fonda sempre di più sull’affinità, l’amore e la libera scelta, vengono ad assolvere la funzione di punto fermo e sicuro, appagante e certo, nel mare del cambiamento sempre possibile (volente o nolente).

Amore, felicità, spazio, ma anche condivisione, valorizzazione dell’individuo e libertà di scelta, sono alcuni dei fondamenti della nuova coppia, uscita dal sistema repressivo e calcolato dell’800 e della prima metà del 900, nel quale spesso le coppie si sposavano per dovere o calcolo materiale, e entrata nel sistema dell’amore e della famiglia affettiva del nostro secolo.

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Ma perché, allora, anche dopo essersi scelti e aver spesso vissuto insieme per tempo prima di fare il grande passo, ad un certo punto si rompe qualcosa? la domanda è: perché adesso mi infastidisce ciò che prima amavo di te? perché si sente bisogno di intraprendere la terapia di coppia?

Le coppie che entrano in crisi e richiedono la terapia di coppia, possono avere un inizio di vita insieme molto positivo, caratteri complementari, talvolta possono anche esserci traumi relativi al proprio passato, ma in comune tutti presentano un trauma nell’attualità, momento dal quale la vita di coppia peggiora. Da quel punto in poi la coppia perde la propria resilienza e ciò che piaceva l’uno dell’altro, dopo anni, diventa fonte di dolore, conflitto e distanza. La coppia entra in ciò che il professor Flinn definisce, danza distruttiva.

Il trauma può essere rappresentato da un evento molto difficile che la coppia si trova improvvisamente a dover affrontare: un lutto importante, che rompe l’equilibrio della dinamica del sistema famigliare o un problema di fertilità che blocca la progettualità di una famiglia insieme, sono solo due esempi possibili.

Ma partiamo dall’inizio della storia ovvero, cosa attrae due individui per decidere di diventare coppia?

Paradossalmente due processi inversi sono i complici della formazione di una coppia bilanciata e completa: la complementarietà e la somiglianza. Queste due caratteristiche vedono probabilmente la loro origine nel lontano periodo preistorico dove la complementarietà era un processo utile a diversificare il patrimonio genetico e ad arricchire l’umanità di maggiori differenze e peculiarità di genere, e la somiglianza invece permetteva una maggiore stabilità all’interno della tribù che necessitava di mantenere i propri connotati di riconoscimento e appartenenza. Nel partner ricerchiamo aspetti complementari rispetto alla personalità/temperamento e nei tipi di competenze. Quindi un solitario potrebbe cercare una persona che ama stare con gli altri, un pessimo cuoco potrebbe ricercare chi ama la cucina e un pantofolaio potrebbe volere accanto una persona sportiva. La somiglianza invece, si ricerca nell’aspetto fisico, da qui il detto “chi si somiglia si piglia”, nel livello di intelligenza e educazione, nei valori e negli interessi.

La coppia si trova ad affrontare un trauma, cosa succede?

L’evento traumatico porta a reagire con reazioni emotive incontrollabili e ad attivare nel partner colpito modalità di coping familiari, ovvero, vecchi schemi appresi per far fronte all’evento, magari non funzionali nell’attualità e sino ad ora mai manifestati al partner che quindi potrà sentirsi impreparato e confuso. Per comprendere meglio facciamo un esempio: una persona di temperamento tranquillo, ha appreso nel passato a reagire con un iper-attivazione in caso di problemi o necessità; il partner improvvisamente avrà accanto una nuova persona, iperattiva e, magari, scostante e assente dal focolare domestico. Il focus biologico per affrontare l’evento traumatico si sposta sulla sopravvivenza, la persona, cioè, reagisce nel modo più economico possibile, con il minor dispendio di energie e mettendo in atto i meccanismi di difesa conosciuti che diventano inoltre meno flessibili. Nella paura infatti, emozione che può seguire al trauma, le capacità d’apprendimento possono interrompersi, è difficile cioè, se sei spaventato, riuscire ad imparare qualcosa di nuovo e buono.

A questo punto iniziano le danze di coppia distruttive, il professor Flinn individua 5 categorie generali:

#1 inseguitore e fuggitivo: uno dei partner ricerca l’altro per chiarimenti, parlare, stare insieme mentre l’altro si chiude, si allontana. Talvolta i ruoli si scambiano.

#2 distanza: l’inseguitore si ferma, stanco. Non si trova più un punto di contatto.

#3 iper o ipo responsabilità: uno dei due è l’unico ad occuparsi della coppia e del problema, l’altro si elimina.

#4 triangolazione: viene coinvolta una terza persona che conosce le dinamiche della coppia e di solito è un amico/a di uno dei due partner. Gelosia e comunicazione interrotta ne sono le conseguenze.

#5 conflitto: il conflitto diventa la dinamica predominante. Il contenuto dello stesso non è più importante, il conflitto vive per sé stesso.

Osservando le molte coppie che intraprendono la terapia  di coppia, vengono, inoltre, evidenziati 4 caratteristiche degli  stili di conversazione della coppia in crisi:

  • la critica
  • il disprezzo che ha come ultimo fine solo quello di ferire l’altro
  • la difesa, lo stile è: “io ho fatto questo, perchè tu hai fatto quello!”coppia1
  • l’ostruzionismo, il partner non partecipa, non risponde

Se una o più di queste caratteristiche è presente e in modo prevalente, la coppia potrebbe avere bisogno di aiuto per uscire dalla crisi.

Durante la terapia di coppia, il terapeuta avvia una raccolta di informazioni sulle rispettive famiglie di origine, fondamentale per comprendere come i dilemmi individuali sono in relazione con le dinamiche della coppia e per evidenziare le modalità di coping messe in atto per affrontare l’evento traumatico come riportato sopra. Utile ai fini dell’assessment terapeutico anche l’utilizzo di test concordati e spiegati alla coppia. Il terapeuta può aiutare a identificare la danza distruttiva nella quale la coppia è implicata per interromperla e imparare nuove modalità dello stare insieme.

Ma ora, forniamo alcune modalità psicoeducative per provare sin da subito una nuova comunicazione all’interno della coppia:

  • ammettere di fare l’errore: quindi non porsi con una modalità difensiva, ma ammettere la propria “umanità”;
  • mostrare davvero empatia per il partner ferito;coppia3
  • chiedere scusa, sinceramente;
  • offrire informazioni senza difendersi, ovvero riflettere davvero sul perché ci si comporta in un determinato modo e spiegarlo, per dare al partner la possibilità, quindi, di comprenderlo;
  • rivolgersi al futuro, pensare e comunicare, quindi, la direzione che si desidera prendere,  verso cosa vogliamo andare (una casa nuova, un cambio lavoro, un figlio) e proporre le iniziative che  si vogliono prendere per farlo, senza fermarsi nel passato;
  • una volta comunicato quel che si vuole fare,
    renderlo effettivo;

La terapia di coppia può, quindi, risultare utile perché, anche se gli ingredienti per la “riparazione” non appaiono complicati, talvolta, per uscire in modo definitivo dal circolo vizioso, abbiamo bisogno di un piccolo aiuto.

silvia

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