Carlotta, 34 anni
“Buongiorno,
sono Carlotta, vi scrivo perché poco prima dell’estate il mio capo mi ha annunciato il suo trasferimento in un’altra sede dell’azienda dove lavoro e mi ha comunicato di aver scelto me per sostituirlo. La notizia dovrebbe farmi felice, sono stata scelta tra altri colleghi, il nuovo ruolo porterà maggiore prestigio e anche un trattamento economico migliore ovviamente. Il problema è che non riesco a vederla così, anzi!
Io non lo volevo questo nuovo incarico, non ora che avevo in mente altro, ho 34 anni, sono sposata e insomma, il tempo passa e pensavo fosse giunto il momento di mettere su famiglia.. il nuovo ruolo di sicuro non me lo permetterà, sarò responsabile di altri, dovrò “comandare”, mentre ora facevo bene la mia parte e me ne andavo a casa tranquilla, so già che sarà terribile, un disastro. Avrò altri orari, il mio impegno cambierà, non credo proprio di essere la persona giusta, non capisco perché abbiano scelto me, per prendere decisioni devo avere il quadro chiaro davanti a me e ci metto del tempo per analizzare e essere sicura, invece mi ritroverò a dover decidere velocemente e con la responsabilità di tutti! Io non sono interessata alla carriera, penso che la vita sia altro e non il lavoro. Due anni fa sono stata malata gravemente, ma si è risolto e da allora mi ero ripromessa che avrei dato più tempo e importanza ad altri valori della vita, prima fra tutto la salute, la famiglia e stare con gli amici. In questo modo andrò contro a questo proposito, ma non vedo via d’uscita. Non posso rinunciare, significherebbe peggiorare la qualità di vita sul posto di lavoro se dicessi di no, in questo momento pensando all’organico dell’azienda in effetti sono l’unica che può sostituirlo.. insomma sento di non poter dire di no, oltre al fatto che oggettivamente sarebbe sciocco rinunciare a questa opportunità. Tutti i miei amici mi dicono che dovrei essere contenta e soddisfatta di me, dicono che mi lamento per nulla perché sono sicuri io ce la possa fare e sono portata per questa posizione. Sta di fatto che da quando ho avuto la notizia non faccio altro che pensare a questo, dormo meno e sono agitata, ho molta ansia e tachicardia. Continuo a rimuginare su come potrà essere e se ci riuscirò o meno. Mio marito dice che ho assolutamente le competenze per rivestire la nuova posizione, ma io non ne sono così convinta, vorrei solo essere lasciata in pace! e con l’idea di un bambino? Non posso pensare di fare un bambino ora, dovrò imparare di fatto un nuovo lavoro e finirò sempre tardi alla sera, non è possibile. Io sono abituata a programmare le cose e questo cambiamento mi provoca molta ansia. Cosa posso fare? Vorrei capire perché continuo a pensarci e smettere di stare male!
Grazie!”
Buongiorno Carlotta,
si comprende dalle sue parole quanto questo evento sia stato per lei inaspettato e difficile da gestire in questo momento. Da quel che scrive adesso, lei aveva in mente altri progetti e l’evento “rompe” il suo programma.
In merito, afferma di avere l’abitudine a programmare gli eventi e la necessità di avere un quadro chiaro davanti a lei per poter prendere una decisione, evidenziando forse un aspetto della sua personalità collegato al bisogno di controllo. In questa nuova situazione lavorativa, la sua posizione è maggiormente passiva e forse percepisce di subire l’evento e di non poterlo controllare come a lei necessario e questo le provoca ansia.
Scrive inoltre che amici e marito le confermano le sue competenze e sono tranquilli al riguardo, oltre al fatto che è stata scelta per il ruolo e anche lei dice che in questo momento potrebbe rivestirlo solo lei pensando agli altri colleghi. Quindi la visione che ha di lei e quella che le viene rimandata dall’esterno sono differenti tra loro, ha meno stima di lei di quella che ne hanno amici, marito e capo al lavoro. La scarsa autostima potrebbe influenzare il suo rimuginio e l’ansia che ne deriva.
Anticipa negativamente gli eventi (“sarà un disastro”) e in questo momento il suo pensiero è assoluto e pervasivo (“avrò la responsabilità di tutti”, “cambierà tutto”), effettua in questo modo alcuni errori cognitivi che non le permettono di vedere altre possibilità e risoluzioni dell’evento. Non ha la sfera di cristallo e non potrà sapere come sarà nella nuova posizione, il problema è nel suo pensiero e lei stessa lo riconosce parlando di rimuginio.
Questa promozione arriva, inoltre, in un momento evolutivo particolare per lei, sta iniziando a pensare ad una famiglia e questo è un passaggio nel ciclo di vita importante, un cambio di ruolo da figlia a madre davvero importante e non è possibile controllare tutte le variabili implicate in questo passo.
Da poco un altro evento l’ha messa nelle condizioni di sentire un limite imposto, ovvero nella malattia dalla quale è guarita. Da allora dice di essersi proposta altri valori da seguire nella vita e la promozione al lavoro rema contro essi. C’è da distinguere però tra ciò che è un valore e un obiettivo. I valori sono le direzioni verso le quali vogliamo andare, verso le quali ci muoviamo, e possono restare tali anche se nel percorso si presentano altri obiettivi da raggiungere che invece hanno la caratteristica di essere misurabili e in quanto tali definiti nello spazio e nel tempo e perciò terminabili. I valori invece ci accompagnano per tutta la vita.
Potrebbe essere utile analizzare insieme ad un professionista la catena di pensieri ed emozioni connesse all’evento per riconoscere insieme eventuali errori di pensiero come quelli in parte anticipati sopra, che potrebbero essere alla base di una credenza di sé disfunzionale nella direzione della bassa autostima. Poter comprendere il proprio funzionamento in questi casi può essere utile per uscire dall’empasse del rimuginio. Rispetto al tema dei valori e degli obiettivi potrebbe essere importante definirli nel modo corretto per renderli realisticamente raggiungibili e quindi ritrovare il senso di controllo e autoefficacia necessario alla tranquillità personale.
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