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Psicologia Clinica e Forense – Psicoterapia – Logopedia

L’ESPERTO RISPONDE: Disturbi dell’apprendimento

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disturbi dell'apprendimento (2)Francesca, 35 anni

“Buongiorno, sono un’insegnante di scuola secondaria superiore, avrei bisogno di capire come meglio agire rispetto ad una situazione verificatasi con una ragazza di classe prima. La ragazza ha una diagnosi di Disturbo d’Apprendimento.

Mi sono trovata in difficoltà al primo compito in classe scritto alla quale ho sottoposto la classe. Ha svolto il compito con degli schemi che le ho chiesto di allegare al termine della verifica. Ho notato che questi schemi erano piuttosto corposi, con definizioni esplicite e intere, non ha fatto altro quindi che copiarle. Vorrei toglierle dei punti dal voto finale, perché credo che così non sia avere uno schema guida ma si tratta semplicemente di copiare le risposte da un foglio e non lo ritengo corretto nei confronti dei compagni che studiano per avere lo stesso risultato. Un conto è lo strumento compensativo, ma questo mi sembra altro! Cosa posso fare?”

Buongiorno,
comprendo la sua domanda. Molti insegnanti, da quando è entrato in vigore il decreto sul riconoscimento dei Disturbi D’Apprendimento e sul dovere della scuola di erogare strumenti compensativi e dispensativi, si sono trovati in difficoltà a stabilire quanto sia corretto, necessario e utile, dare come supporto ai ragazzi con diagnosi DSA e quanto, invece, non sia discriminante o eccessivo e che, quindi, non aiuti l’alunno a sviluppare le sue potenzialità e competenze, ma gli permetta di adagiarsi. Altro momento delicato, che lei sottolinea,  è quello dedicato a come farlo comprendere ai compagni senza che venga vissuto come un privilegio. È necessario aver chiara la diagnosi della sua alunna, quindi di che tipo di DSA si tratta, e per questo può chiedere presso la sua direzione didattica la Diagnosi Funzionale lasciata alla scuola. La ragazza ha iniziato ora la prima classe superiore quindi, per quanto riguarda lo strumento, è necessario chiedere a lei, ai genitori e se possibile alle insegnanti delle scuole medie quali strumenti era solita utilizzare.
Dopo aver verificato e preso informazioni rispetto a questi aspetti oggettivi, potrebbe parlare in separata sede alla ragazza e coinvolgerla nell’analisi del suo strumento. La ragazza potrebbe essere in buona fede e aver continuato ad utilizzare strumenti pensati ed erogati alle scuole medie. Analizzare insieme lo strumento e pensarne uno nuovo più corretto alle nuove richieste della scuola superiore permette alla ragazza di essere attiva nel suo cambiamento e nel suo percorso, alimentando il senso di autoefficacia molto importante soprattutto in questa fascia d’età. È utile comprendere insieme l’errore e immaginare un nuovo modello. Forse, in questo primo compito, è necessario dare il voto “oggettivo” rispetto al contenuto, per dare fiducia e instaurare la nuova relazione con lei, la sua nuova insegnante. E importante fare chiarezza sugli obiettivi da raggiungere e sugli strumenti da utilizzare per evitare in futuro incomprensioni sui compiti da svolgere e sulla valutazione del risultato.

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silvia

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