Cristina, 34 anni
Buongiorno, ho una bimba Lucrezia, di 3 anni. Vi scrivo per chiedervi delle informazioni e se possibile dei consigli per gestire un problema che ho con la mia bimba. Lucrezia cresce bene, non ha problemi nell’alimentazione, va da quando ha un anno circa all’asilo nido e passa qualche pomeriggio con i nonni, sia io che mio marito lavoriamo tutto il giorno ma cerchiamo di darle comunque tutte le attenzioni possibili. Ha sempre avuto qualche difficoltà con il sonno, ma in questo periodo è sempre peggio.Si sveglia anche 3-4 volte a notte ed è difficile farla riaddormentare. Anche mandarla a letto non è semplice. Ultimamente si addormenta in braccio, ma nel momento in cui la corichiamo nel lettino puntualmente si risveglia. Siamo davvero distrutti e molto stanchi e questo si ripercuote anche sulla bambina, quando arriva il momento della nanna ormai si è creata una tensione e malessere collettivo. Le abbiamo provate di tutte, in braccio, canzoni, addirittura siamo tornati a dare il biberon per farla andare a nanna con la pancia piena e coccolata, ma niente! Oltretutto è da qualche mese che io e marito abbiamo iniziato a pensare ad un secondo figlio…..ma questo aspetto ci sta facendo cambiare idea… Siamo stravolti!! Non so se potete aiutarmi ma non so a chi rivolgermi. Il pediatra di base mi ha detto potrebbe essere un periodo e di aspettare, ma la situazione non cambia. Grazie.
Buongiorno Cristina,
comprendo la sua difficoltà e cercherò di aiutarla con qualche informazione e strategia. La sua bimba Lucrezia ha 3 anni ed è corretto sapere qualche informazione sul sonno dei bimbi di questa età. Il sonno dei bimbi, infatti, è fisiologicamente più leggero e attraversato da un maggior numero di fasi REM rispetto a quelle dell’adulto. La fase REM (Rapid Eyes Movement) non è una fase di sonno profondo, è una fase di elaborazione ed è la fase del sogno. Il numero maggiore di queste fasi in età infantile risponde al bisogno del bambino di mantenere alto il livello di stimolazione per favorire lo sviluppo cognitivo ed affettivo. Ogni passaggio da una fase del sonno all’altra comporta quindi la possibilità di svegliarsi ed è quello che potrebbe accadere a Lucrezia. Svegliarsi e non riuscire a riaddormentarsi da soli, ma ricercare e richiedere la presenza del genitore e impiegarci del tempo, raramente rappresenta un disturbo od un problema organico (ad esempio reflusso esofageo o asma). Spesso ha una valenza relazionale ed emotiva. Il sonno è una prosecuzione della giornata e con essa è strettamente collegata. La sua bambina che frequenta il nido e sta con i nonni riceverà, come molti bimbi della sua età, molti stimoli e nelle ore serali c’è una forma di elaborazione degli stessi. La sera, inoltre, è per voi l’unico momento della giornata in cui siete tutti insieme ed è normale che il bambino desideri prolungare questo momento il più possibile.
Lei ha riferito di aver provato diverse strategie tra cui il riproporre il biberon e l’addormentamento in braccio e ha già constatato che non hanno funzionato. In effetti, rispetto al biberon non c’è correlazione tra il dolce latte e il riuscire a prendere sonno. Certo le funzioni fisiologiche del bambino devono essere soddisfatte prima di andare a letto, tra cui il senso di sazietà, ma se la bimba ha cenato come di solito, il latte prima di andare a letto non aiuta ed è probabile che non venga rifiutato per semplice golosità. L’addormentarsi in braccio è una situazione molto frequente, perché è appagante e accogliente, ma porta con se la possibilità del risveglio e il dover ricominciare la fase dell’addormentamento da capo. La sua bambina, infatti, proverà un disorientamento al passaggio dalle braccia della mamma o del papà al lettino e questo potrà creare una nuova difficoltà a riprendere sonno. Riporta, inoltre, che questo momento serale è ormai carico di tensione proprio perché siete stanchi e sconfortati, ma i bambini assorbono molto facilmente queste sensazioni e rispecchiano ciò che vedono nei nostri occhi e quel che sentono da parte dei genitori, è un bellissimo meccanismo d’apprendimento che comprende però anche il rispecchiamento negativo come in questa situazione. Come ha già notato quindi queste due tecniche non sono utili alla risoluzione della situazione. E’ molto importante, quindi, che la sua bimba si abitui ad addormentarsi nel proprio letto perché è lì che potrà capitare si risvegli e sarà meno disorientata rispetto all’addormentamento in un altro luogo (divano, braccia del genitore, lettone). Suppongo che la sua bimba a 3 anni abbia un suo lettino in una sua stanza, se così non fosse sarebbe importante averlo per far comprendere il processo di autonomia sottostante che deve essere supportato dal genitore in modo autentico (deve cioè essere accettato positivamente dal genitore) e con molta tranquillità. Oltre al luogo dell’addormentamento è utile associare un rituale al momento, un graduale decremento degli stimoli (per esempio spegnere la TV, no i-pad e pc prima di addormentarsi, abbassare le luci nel resto della casa) per aiutare la sua bambina a comprendere ciò che sta per accadere e prepararsi psicofisiologicamente al momento della nanna. Il rituale può prevedere la lettura di un libretto, possibilmente sempre lo stesso, una particolare canzoncina, un massaggio o una coccola. L’esposizione ripetuta alla routine dà un senso di controllo e sicurezza importante per i bimbi di questa età. Nei momenti dei risvegli notturni è importante avvicinarsi al lettino e consolare la sua bimba senza spostarla nel lettone o prendendola in braccio, cercando di mantenere uno stato tranquillo e sicuro da trasmettere a Lucrezia.
In questo momento avete anche lasciato spazio al pensiero e al desiderio di allargare la vostra famiglia, ma questo vi preoccupa ed è associato negativamente al momento del sonno e, come le scrivevo sopra, la negatività potrebbe essere stata percepita da Lucrezia e contribuire alla difficoltà del sonno. Il processo del sonno è sicuramente influenzato da fattori individuali di temperamento, ma il peggioramento attuale sembra collegato in effetti al momento particolare della vostra famiglia.
Riassumendo: creare un ambiente nanna routinario e accogliente, favorire l’autonomia al momento dell’addormentamento e trasmettere tranquillità e sicurezza sono i primi consigli da seguire.
Se il problema dovesse persistere, nonostante gli accorgimenti sopra, potrà essere utile rivolgersi ad uno psicologo dell’età evolutiva per meglio chiarire la situazione. Spero la mia risposta le possa essere stata utile, mi tenga aggiornata e le auguro un buon sonno!
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