nemesis

Psicologia Clinica e Forense – Psicoterapia – Logopedia

PSICOLOGIA E CINEMA “La Pazza gioia”: una finestra delicata sulla malattia psichica

Lascia un commento

La-Pazza-Gioia

DATA USCITA: 17 maggio 2016
GENERE: Commedia , Drammatico
ANNO: 2016
REGIA: Paolo Virzì
ATTORI: Valeria Bruni Tedeschi, Micaela Ramazzotti, Valentina Carnelutti, Tommaso Ragno, Bob Messini, Sergio Albelli, Anna Galiena, Marisa Borini, Marco Messeri, Bobo Rondelli
SCENEGGIATURA: Francesca Archibugi, Paolo Virzì
FOTOGRAFIA: Vladan Radovic
MONTAGGIO: Cecilia Zanuso
MUSICHE: Carlo Virzì
PRODUZIONE: Lotus Production con Rai Cinema in coproduzione con Manny Film
DISTRIBUZIONE: 01 Distribution
PAESE: Italia, Francia
DURATA: 118 Min

Beatrice e Donatella sono due pazienti psichiatriche che si trovano a scontare una pena a Villa Borghi,  un OPG (ospedale psichiatrico giudiziario, chiusi nel 2015, evoluzione a loro volta dei manicomi criminali) molto accogliente nell’entroterra toscano.

A parte il fatto di essere donne, tanto belle quanto fragili, e di soffrire di disturbi psichiatrici, non potrebbero essere più diverse.

Beatrice, paziente bipolare, seduttiva e manipolatrice, viene da una famiglia molto abbiente, con una madre molto forte e padre omosessuale represso. Ha un ex marito, un illustre e ricco avvocato molto vicino al mondo berlusconiano, che ha lasciato per inseguire l’amore con un criminale, per il quale ha dilapidato il patrimonio di famiglia e commesso diverse truffe.
Donatella, gravemente depressa, è una donna che arriva da un contesto umile (madre donna di servizio, padre cantante di pianobar con aspirazioni velleitarie, le ha lasciate anni prima), al quale è stato tolto il figlio per inadeguatezza. Il padre del bambino, il proprietario della discoteca in Versilia dove Donatella lavorava come cubista e con il quale la donna ha avuto una breve relazione, non ne ha voluto sapere niente del figlio.

Tra le due donne nasce una improbabile quanto travolgente amicizia, che le porta a fuggire per qualche giorno dal centro in cui sono in cura, per darsi alla “pazza gioia”.

rating-la-pazza-gioia

Perché ci è piaciuto questo film?

Virzì come sempre descrive con delicatezza tematiche molto difficili da trattare.
Villa Borghi offre uno spaccato di quello che potevano essere gli OPG: il loro funzionamento; la complessità della rete di professionisti al suo interno, in continuo (e spesso difficoltoso) contatto con l’esterno; le difficoltà dell’utenza, che prima ancora di essere paziente psichiatrica, con le proprie peculiarità e sofferenze da ricondurre alla diagnosi,  è una persona.

la-pazza-gioia-paolo-virzi_980x571

All’interno di questo già ricco quadro si apre la storia dell’amicizia tanto stretta quanto difficile da immaginare a priori tra Donatella e Beatrice. Le loro avventure, rocambolesche e divertenti per alcuni versi, e in altri momenti cariche di una profondissima sofferenza, riflettono tutte trasversalmente le loro fragilità. Che si tratti di andare nel ristorante di lusso senza pagare, negando il dato di realtà di non avere soldi e sfidando il limite imposto dall’esterno, o che si tratti di immaginare di potere riprendere il proprio figlio ora in affido che, appena nato, si era cercato di uccidere (con un tentato omicidio-suicidio), stiamo parlando comunque di azioni “da pazzi”, come ripetono ironicamente più volte le due donne.

Virzì è maestro nel mostrare come la malattia psichiatrica sia molto democratica: non cambia se tu sia stato educato nelle migliori scuole o abbia sempre mangiato al Ritz, piuttosto che sia cresciuto in un paesino sperduto studiando quanto basta, e facendo fatica ad arrivare a fine mese. Sono altri gli aspetti che influiscono (al netto della genetica), e le protagoniste, nella loro dolce follia, lo sanno bene. Amaramente divertente è Beatrice che alla madre di Donatella, indaga sul suo rapporto con la madre: anni e anni di psicologi e psichiatri hanno permesso di farsi un’idea sulla nascita della sofferenza.

Questo film permette di andare oltre a quelle che sono le rappresentazioni più diffuse della malattia psichiatrica, che spesso si sofferma sugli aspetti più visibili della sintomatologia e lascia poco spazio alla persona, o, quando lo fa, dipinge situazioni al limite, eccezionali. Donatella e Beatrice hanno delle storie di vita che per quanto complesse non sono incredibili: presentano in entrambi i casi dei punti di forte vulnerabilità, descritta con uno sguardo molto umano,  e che permette di sentirle vicine allo spettatore.

Da vedere, perché permette di avvicinarsi a un mondo di cui la maggior parte di noi ha solo una visione molto parziale, attraverso la storia divertente e commuovente di una bella amicizia.

Autore_Bianchi

Rispondi

Scopri di più da nemesis

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continue reading