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Psicologia Clinica e Forense – Psicoterapia – Logopedia

Difficoltà a studiare: studenti senza voglia di studiare cosa fare?

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studio fatica nemesisQuante volte è capitato di sentire dire di uno studente: “È bravo, ha le capacità ma non si applica, non studia!”. Lo dicono gli insegnanti, lo dicono i genitori.  Si prova allora a fare di tutto per capire cosa succede, quali possono essere le motivazioni e come aiutare il bambino o il ragazzo a ritrovare la voglia e a superare la difficoltà a studiare.

Difficoltà a studiare, a volte questo comportamento può essere il sintomo più evidente e manifesto di un disagio interiore o vissuto all’interno dell’ambiente familiare o scolastico. Ciò potrebbe derivare da difficoltà e problematiche psicologiche individuali che possono essere difficili da individuare e riconoscere da parte di genitori, insegnanti e, a volte, anche da parte del ragazzo stesso. Tali difficoltà vengono spesso acuite dall’ingresso nella fase adolescenziale che porta a trasformazioni non sempre semplici da gestire. Altre volte la difficoltà è legata al passaggio da un ciclo di studi all’altro, che comporta  un cambiamento dei compagni di classe, degli insegnanti, del metodo di studio.  O ancora ci possono essere delle difficoltà nel rapporto con gli insegnanti o con i compagni (da piccole problematiche relazionali a veri casi di bullismo e cyberbullismo) che portano a vivere la scuola come un ambiente stressante ed ansiogeno da cui si vorrebbe scappare. La presenza di difficoltà legate all’ambiente familiare può, inoltre, portare ad un minor investimento e impegno nello studio da parte del ragazzo. Oltre alle cause finora citate possono esservi, infine, situazioni di difficoltà meno frequenti e di più difficile individuazione.

Cosa fare allora per superare la difficoltà a studiare?
Innanzitutto è fondamentale il dialogo tra la scuola e la famiglia: da una parte i genitori sono coloro che conoscono meglio il figlio, dall’altra parte, gli insegnanti hanno un punto di vista privilegiato rispetto alle dinamiche all’interno dell’ambiente scolastico. come-studiare-nel-modo-giusto_eba172ff6d63d7d6c5994f16cf01121eInoltre è importante coinvolgere il ragazzo stesso dandogli la possibilità di esprimere un eventuale disagio e ascoltandolo in modo libero e senza pregiudizi. Solo attraverso la condivisione e la riflessione congiunta è possibile, infatti, indagare in modo approfondito quali sono i fattori che hanno portato alle attuali difficoltà e trovare, quindi la strada migliore per risolverle. Un ruolo chiave, in molte scuole, è svolto dalla figura dello psicologo scolastico che può aiutare i genitori, gli insegnanti e gli stessi ragazzi ad analizzare la situazione e a trovare insieme le soluzioni migliori per superare il momento critico.

 E quando il problema è “solo” la mancanza di interesse e motivazione?
A volte dietro la difficoltà a studiare può non esserci un vero e proprio disagio personale o relazionale  ma la spiegazione può essere fatta risalire ad una generale mancanza di interesse e di motivazione verso alcune materie scolastiche. studiareSicuramente in questi casi avere un buon metodo di studio risulta indispensabile per affrontare con successo anche le materie più complesse, in particolare man mano che si prosegue nel corso degli studi. Inoltre è possibile parlare con il ragazzo riguardo le motivazioni per cui è importante studiare: spesso gli studenti non hanno mai davvero riflettuto sul perché sono obbligati ad andare a scuola tutti i giorni e ciò non li aiuta ad essere interessati e motivati allo studio. Comprendere a fondo che lo studio è un importante investimento su di sè e sul proprio futuro può aiutare a potenziare la motivazione. È molto importante, per superare la difficoltà a stidiare, cercare di promuovere una visione dello studio come un’attività che possa anche essere piacevole e gratificante e non solo come un dovere o un obbligo da assolvere. Possono essere messi in atto alcuni accorgimenti per aiutare il ragazzo a ritrovare il desiderio per lo studio. Vediamone alcuni.

Il principale meccanismo per motivare un bambino o un ragazzo all’apprendimento è la curiosità. Infatti questa alimenta quella che viene definita “motivazione intrinseca”, ovvero la spinta interna ad eseguire un’attività, determinata dall’interesse, passione, curiosità, piacere. Si è visto (Mark Lepper, David Green, 1975) che questo tipo di motivazione è  molto più funzionale rispetto alla motivazione cosiddetta estrinseca, cioè innescata da fattori esterni, quali il controllo, la punizione, la coercizione ma anche il rinforzo positivo come un premio.  Queste ricerche, inoltre, hanno evidenziato che più il bambino o il ragazzo percepisce un controllo esterno più sarà condizionato da esso e dal giudizio del controllore, e meno sentirà il piacere per l’attività che sta eseguendo.

motivazione3La curiosità può essere stimolata in diversi modi a seconda delle caratteristiche dello studente. Le nuove tecnologie possono essere uno strumento utile a questo fine: approcciarsi, ad esempio, alla storia o alla geografia attraverso video, mappe interattive, ricostruzioni o anche videogiochi può essere un metodo per utilizzare un canale a loro molto familiare per sviluppare la curiosità.

La motivazione intrinseca, però,  non sempre risulta sufficiente, in particolare quando gli studenti devono affrontare compiti noiosi o poco stimolanti. In questo caso un’alternativa valida potrebbe essere quella del rinforzo, che può essere di due tipologie: positivo, quindi una ricompensa per i successi, o negativo ovvero una punizione per gli insuccessi. Diversi studi (Hurlock, 1925), ma anche l’esperienza sul campo, dimostrano che gli alunni che vengono ricompensati con una lode, un premio o più in generale con una gratificazione, hanno un miglioramento significativo e rapido della prestazione. Anche chi riceve una punizione o in generale un rinforzo negativo, ha un miglioramento della prestazione, ma solo a breve termine: sul lungo periodo la performance peggiora. Inoltre questi ultimi tipi di rinforzi producono stress in chi li riceve, con le relative conseguenze negative. Le ricompense positive, inoltre, possono essere le più  diverse, e sono tanto più  funzionali quanto più personalizzate secondo le caratteristiche del singolo ragazzo.

Un altro metodo che può essere utilizzato per superare la difficoltà a studiare e rendere più accessibile un compito è quello di suddividerlo in sottocompiti più corti e semplici. Infatti avere piccoli obiettivi a breve termine che possono essere raggiunti prima e con maggiore facilità motiva maggiormente l’individuo piuttosto che avere un obiettivo più impegnativo a lungo termine. Inoltre è importante proporre a ciascuna persona dei compiti che siano adeguati alle proprie capacità: sia un compito troppo semplice, infatti, che uno troppo complesso, tendono a demotivare la persona.

Infine, da un punto di vista metodologico è importante il sistema di valutazione che viene adottato e come esso viene vissuto e percepito a livello sia personale sia familiare. Esistono prevalentemente due tipologie di valutazione: quella di controllo e quella informativa. Nella prima, alla valutazione si associa un giudizio sociale, per cui il voto non riguarda la performance ma il valore della persona: sei capace, intelligente/ sei incapace, incompetente. La valutazione informativa, invece, fornisce un feed-back agli studenti sulla propria performance in quello specifico compito senza giudicare da questo il valore della persona. Questo secondo tipo di valutazione è  maggiormente utile e funzionale. E’, infatti,  importante che l’alunno conosca in modo sufficientemente obiettivo i propri punti di forza e di debolezza per capire le proprie abilità, il proprio stile di apprendimento e come poterlo sfruttare per migliorare la prestazione nelle aree di difficoltà. Al contrario una valutazione negativa sulla persona, vissuta come globale ed indistinta, rende difficile comprendere quale sia la specifica difficoltà incontrata e come potervi porre rimedio. Tale valutazione può, inoltre, portare ad una diminuzione del senso di autoefficacia, ovvero la percezione di se stessi come competenti e la sensazione di fiducia nell’ essere in grado di superare le situazioni, anche difficili, che ci si può trovare ad affrontare. Il ragazzo potrebbe, quindi, sviluppare quella che viene definita impotenza appresa ovvero la convinzione, sviluppatasi a causa di ripetuti fallimenti che mettono in discussione il valore della persona, di non avere le capacità di fronteggiare questa situazione e, più in generale, le difficoltà che potrà incontrare in futuro.

Girl and boy between piles of book isolated on white

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One thought on “Difficoltà a studiare: studenti senza voglia di studiare cosa fare?

  1. ciao io sono siria baioni io devo dire una cosa l’osai che a scuola bisogna comportarsi bene io mi comporto bene io a scuola sopratutto sempre essere educati a scuola per che molto molto importante

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