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Psicologia Clinica e Forense – Psicoterapia – Logopedia

Essere felici: il cambiamento e la creazione di nuove vie sinaptiche

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felicità nemesisL’essere felici può dipendere dal Governo di uno Stato?
Il 20 Gennaio il mondo ha assistito all’insediamento del 45° Presidente degli Stati Uniti, il discusso Donald Trump. Da diverse analisi dei voti del popolo americano, emerge come il voto di Trump sia stato un voto di chiusura, paura, ma soprattutto malcontento di una grande fetta della popolazione statunitense. In tutta Europa, e non solo, si assiste a decisioni popolari dettate dall’insoddisfazione per le situazioni attuali. Quali sono le condizioni che un Governo dovrebbe garantire o favorire per rendere felice il suo popolo?

Lungi da me una trattazione politica al riguardo, invito i lettori interessati ad approfondire l’argomento con uno solo tra i tanti articoli dedicati sul sito della rivista Internazionale .
Già un altro presidente americano, Benjamin Franklin, tempo fa parlando della felicità si era espresso sul ruolo della costituzione al riguardo “The constitution only guarantees the American People the right to pursue happiness. You have to catch it yourself”.
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Inizia con questa citazione un interessante documentario dal titolo Happy, proposto dalla piattaforma di streaming Netflix.“Cosa vorresti dalla vita?”.”Non so…essere felice?”. BE HAPPY. Potrebbe indicare qualcosa di certo, scontato, o qualcosa di misterioso in quanto non si sa bene di cosa si tratta. Cosa vuol dire essere felici?

Il documentario si apre con l’inquadratura su una bidonville in India e con il racconto della vita di un guidatore di risciò: “se piove mi bagnerò ma mi asciugherò sicuramente lavorando e poi tornerò nella mia confortevole casa dove aspetta mio figlio che mi accoglierà chiamandomi baba e il mio cuore si riempirà di gioia come la persona più felice del mondo”. Colpisce il contrasto tra le immagini di povertà e degrado e il sorriso sincero di questo piccolo ometto indiano. Ci si chiede subito come sia possibile e lui lo spiega così: “Stiamo tutti insieme e questo ci rende felici”.
Nella descrizione delle sue giornate e delle sue sensazioni si concentra sul presente, non esplicita preoccupazioni per il futuro o rammarico per il passato, ma descrive le contingenze attuali e si propone risolutivo e positivo nell’affrontare il quotidiano. Si può dire che resta ancorato nel qui ed ora e ascolta quel che gli succede nel presente seguendo, probabilmente senza saperlo, i principi fondamentali della mindfulness ovvero prestare attenzione, ma con intenzione, al momento presente e in modo non giudicante.

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Ad oggi molte ricerche hanno spostato il focus dell’attenzione dalla mancanza di felicità al significato di felicità ed alla possibilità di misurarla. Un’area di ricerca è composta dagli studi sul patrimonio genetico soprattutto di gemelli monozigoti e ha messo in evidenza come il 50% della nostra felicità sia già predisposta nel nostro patrimonio genetico. Questa parte definisce il nostro “livello genetico” di felicità, afferma Sonja Lyubomirsky ricercatrice universitaria di Riverside, citata nel documentario. Il resto della torta della felicità è composto da un 10% rappresentato da successo nel lavoro, soldi e stato sociale, quindi in effetti relativamente poco, mentre il restante 40% sono le azioni che scegliamo di farequesta grande parte dipende quindi dalla nostra volontà. Abbiamo un ruolo importante nel renderci felici e quindi cosa possiamo aggiungere o fare per esserlo?

Uno dei metodi per aiutarci ad essere felici è quello di introdurre piccoli cambiamenti quotidiani che potranno essere percepiti grandi o minimi in modo variabile da ciascuno di noi. Dal punto di vista neurobiologico infatti il cambiamento, nel pensiero e nell’agire, soprattutto se introdotto quotidianamente va a creare nuove vie sinaptiche e il cambio che può verificarsi a lungo termine nella rete neurale potrebbe arrivare a contrastare anche alcuni dei vecchi modelli operativi magari disfunzionali. Questo ultimo dato rappresenta poi una delle prove di efficacia della psicoterapia, dato rilevato sperimentalmente da tecniche di neuroimaging. Di piccoli cambiamenti quotidiani da apportare terapeuticamente nella propria vita ne parla la scrittrice Chiara Gamberale nel suo libro “Per dieci minuti”.

Per aiutare il nostro “essere felici”, possiamo, inoltre, fare attività fisica. La dopamina infatti è un neurotrasmettitore necessario per percepire felicità e piacere. Dall’adolescenza in avanti, inizia un decadimento fisiologico di questo neurotrasmettitore, il cui rilascio può, però, essere “stimolato” attraverso attività, quali, ad esempio, l’esercizio aerobico, soprattutto se fatto in modalità inconsueta e in gruppo.

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Il legame tra la felicità e lo sport è dato non solo dal nostro neurotrasmettitore dopamina, ma anche cognitivamente  dal senso di armonia che deriva allo sportivo dal raggiungere l’obiettivo non per soldi o altri scopi ma solo per il piacere di farlo.
Mihali Csikszentmihaly nel suo libro “Flow the psychology of optimal experience”, descrive questo stato dello sportivo, come energia che fluisce nell’attività in sé, che scaturisce dall’avere sempre una serie di micro obiettivi chiari e semplici che portano la persona a fare momento per momento quel che si deve fare, creando una forma di sinergia tra le diverse parti del sé, conscio, pre conscio e inconscio. Questo flusso può essere provato non solo nello sport ma in ogni attività che abbia le caratteristiche degli obiettivi sopra descritti, può essere provato da soli, in famiglia o al lavoro, ma la sensazione finale è sempre quella che la vita vale la pena di essere vissuta.

Un altro ingrediente dell’essere felici è la capacità di restare connessi al presente con i piedi per terra e imparare a sentire e praticare un’ accettazione vera di tutto quel che la vita è, ricordando che il piacere senza il dolore non esiste. Questa competenza, talvolta, viene acquisita a seguito di un evento traumatico, come mostrato in un’intervista del documentario ad una donna politraumatizzata. Accettazione è anche la parola chiave del metodo terapeutico ACT, Acceptance and Commitment Therapy che introduce al mito della felicità bene descritto nel libro “La trappola della felicità”, di Russ Harris. Fondamentale in questa relazione tra felicità e trauma, il concetto di resilienza esposto in un precedente articolo della dott.ssa Benaglio Valentina.

Da sfatare invece la credenza che per essere felici ci sia una relazione diretta tra il denaro e i beni posseduti. Infatti, è vero che i soldi aiutano a saturare i bisogni primari di base, ma poi ci si abitua facilmente ai beni posseduti, i quali diventano, quindi, irrilevanti nella percezione del proprio benessere e quindi della propria felicità: soldi = felicità nemesis c’è differenza di benessere percepito tra chi guadagna 5000$ all’anno e chi ne guadagna 50.000$, mentre non c’è la stessa differenza tra chi ne guadagna 50.000$ e chi invece 5.000.000$. In questo senso, quindi, è importante, nella definizione della felicità, la distinzione tra i traguardi esteriori (soldi aspetto fisico posizione e riconoscimento sociale) e traguardi interiori (crescita personale cioè sapere chi sei e vuoi essere , rapporti stretti e sentirsi parte di una comunità e quindi volerla migliorare cioè rendere il mondo un posto migliore). Tra chi afferma di perseguire i primi è più probabile trovare depressione, ansia e insoddisfazione mentre i secondi portano con sé vitalità. Dedicarsi quindi a cose più grandi di sé per il benessere del mondo porta con sé una buona quota di felicità.

Le persone ad essere felici maggiormente hanno una famiglia e amici vicini che li sostengono e questo dato conferma l’importanza che viene data alla presenza di una rete amicale o famigliare nella definizione di una prognosi di un disturbo mentale o difficoltà psicologica. Le prime co-housing presenti in Danimarca confermano il benessere dettato dalla condivisione e dalla vita in piccole comunità. La cooperazione è infatti una attività altamente dopaminergica e quindi positiva.

Tornando alla domanda iniziale, quali sono le condizioni che un Governo dovrebbe garantire o favorire per rendere felice il suo popolo, un esempio virtuoso ci è dato dal Buthan, paese nel quale  il governo ha deciso di modificare la misura del benessere del proprio paese da una limitatamente economica, data dal PIL, il prodotto interno lordo, ad una legata al benessere del cittadino, ovvero la Felicità interna lorda. Alcuni dei criteri presi in considerazione per la sua definizione sono: la qualità dell’aria, la salute dei cittadini, l’istruzione, la ricchezza dei rapporti sociali.

In conclusione, la buona notizia che si evince dall’insieme di queste ricerche è che la felicità è un’abilità da allenare e questi in breve alcuni dei modi possibili:

  • Fare nuove esperienze
  • Tenere ai rapporti vicini di famiglia e amici
  • Dedicarsi a cose significative
  • Accettarsi

La formula non è uguale per tutti, ma felicità porta felicità.

(Articolo correlato della dott.ssa Alice Garavaglia: La ricetta della felicità )

silvia

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