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PSICOLOGIA E CINEMA “The Stanford Prison Experiment”: cattivi si diventa?

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DATA USCITA: 17 luglio 2015
GENERE: Drammatico
ANNO: 2015
REGIA: Kyle Patrick Alvarez
TITOLO ORIGINALE: The Stanford Prison Experiment
ATTORI: Billy Crudup, Ezra Miller, Michael Angarano, Nicholas Braun, Olivia Thirlby
SCENEGGIATURA: Christopher McQuarrie
PRODUZIONE: Sandbar Pictures, Abandon Pictures, Coup d’Etat Films
PAESE: USA
DURATA: 122 Min

Vi è mai capitato di affermare dopo aver letto o ascoltato una notizia sconvolgente “Fossi stato lì di certo mi sarei comportato in maniera diversa”… Ne siete veramente così certi?

Il film “The standford prison experiment” racconta in versione cinematografica l’esperimento della prigione di Stanford, una delle più grandi sfide dello psicologo statunitense Philip George Zimbardo che alla fine degli anni ’70 decise di affrontare il controverso tema dei contesti carcerari e della violenza spesso rilevata al suo interno.

La sceneggiatura del film è stata concordata dal regista  insieme a Zimbardo, permettendo di riprodurre, naturalmente in versione romanzata, come sono andati realmente i fatti durante l’esperimento.

Si tende a utilizzare delle spiegazioni facili e comuni per dare un senso agli eventi: è molto più facile e logico pensare che le guardie presenti nella prigione di Abu Ghraib si siano comportate in quel modo spregevole per delle loro disfunzioni di personalità oppure per loro caratteristiche sadiche innate. Invece Zimbardo ci ha dimostrato proprio il contrario aprendoci la mente verso nuove visioni e prospettive dell’evento al di là del pregiudizio e del classico schema mentale della società.

Intenzionalmente nell’esperimento vennero selezionati degli studenti universitari bianchi tra i 20 e i 30 anni a cui vennero assegnati casualmente i ruoli di prigionieri o guardia. Sono stati selezionati degli studenti per comodità della situazione ma chiunque (e anche tu caro lettore) sarebbe potuto essere nella sperimentazione senza nessuna caratteristica particolare. Inseriti nel finto contesto carcerario gli studenti vennero incitati a immedesimarsi sempre di più nei loro ruoli facendogli credere di avere l’approvazione da parte dei “superiori” (cioè gli sperimentatori). Vennero inseriti alcune particolari caratteristiche nel contesto (es. utilizzo di simboli di potere come uniformi, occhiali a specchio, ricostruzione di celle carcerarie…) che hanno influito sul rapido degenero in atti di violenza e umiliazione compiuti da semplici studenti-guardie nei confronti dei studenti-prigioneri dopo solo un settimana facendoli entrare nella routine quotidiana!!!

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Nel film si comprende con chiarezza come le condotte violente sono date proprio da alcune specifiche caratteristiche della situazione contestuale in cui si è inseriti. Non esistono dei tratti di personalità o dei geni che predispongono alle azioni di sopruso, ma le influenze sociali sono molto potenti e possono indurre le persone a uniformarsi al ruolo e perdere la capacità di avere una visione chiara della situazione.

Si può entrare in uno stato di deumanizzazione, come lo chiama Chiara Volpato nell’omonimo libro, in cui si ha la percezione dell’altro come un animale o un oggetto portando poi ad assumere degli atteggiamenti guidati principalmente da pregiudizi e luoghi comuni.

Spesso si utilizzano delle “scorciatoie mentali” per classificare l’altro in modo tale da dare una spiegazione alla situazione rapida ed efficiente e poter agire di conseguenza. Queste scorciatoie non permettono di entrare in contatto e in empatia con il particolare essere umano, ma vengono posti una categoria stigmatizzata tanto da essere ritenuti al di fuori di una dimensione umana. Lo stesso Zimbardo ne cade vittima durante l’esperimento…

La domanda che sorge spontanea è: Allora chiunque può diventare cattivo? Un contesto particolare può influenzarci così tanto da indurci ad assumere comportamenti violenti e di potere senza rendercene conto? Non abbiamo possibilità di scelta? Non bisogna essere preoccupati di cosa si nasconde in noi di terribile ma essere consapevoli e critici nei confronti delle situazioni in cui ci troviamo.

In realtà la domanda principale che dobbiamo sempre porci è: Come possiamo trasformarci in Eroi? Zimbardo risponde a questa domanda ma lascio a voi la scoperta delle risposta che potrete trovare in questa intervista

 

 

Dr.ssa Maria Mancini
Psicologa Clinica

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