Anna, 46 anni
Buongiorno, vi scrivo perché mio figlio di 14 anni da qualche tempo ha incominciato a rispondere male, a non essere d’accordo né con me né con il papà, parla sempre di meno con noi ed è diventato più oppositivo mentre è sempre stato un bambino e un ragazzo tranquillo. Vorrei capire se quello che sta succedendo è normale e cosa possiamo fare noi genitori.
Buongiorno Anna, la ringraziamo per averci contattato. Innanzitutto è importante sapere che il conflitto è un’esperienza comune e costante nella vita, soprattutto nella fase adolescenziale. Sebbene sia visto spesso come elemento negativo e da evitare, in realtà saper gestire un conflitto è un aspetto costruttivo nelle relazioni interpersonali. Saper gestire efficacemente un conflitto significa, infatti, imparare ad assumere posizioni assertive, ovvero posizioni in cui si è capaci di lottare per soddisfare i propri bisogni, senza al contempo calpestare i bisogni degli altri. Questo vuol dire, anche nel lungo periodo, poter raggiungere i propri obiettivi e un soddisfacente grado di benessere. Il conflitto, quindi, è costruttivo quando riesce a mantenere un equilibrio tale da non trasformarsi in agiti aggressivi e violenti, ma neanche far rimanere la persona in una posizione eccessivamente passiva. Si viene così a creare un’area di contrattazione, uno spazio intermedio tra il conformismo e la ribellione che diventa occasione per esprimere parti di sé e per sviluppare la fiducia nelle proprie risorse e nella propria capacità di affrontare le difficoltà della vita.
In particolare, l’adolescenza è il periodo in cui avviene la cosiddetta separazione-individuazione, ovvero il ragazzo si separa gradualmente dalle figure genitoriali, si apre alle relazioni esterne, si confronta con il mondo, fa nuove esperienze e prende decisioni con sempre maggiore autonomia. In questo modo costruisce la propria identità. All’interno di questo processo il conflitto è un’occasione evolutiva in quanto permette all’adolescente da una parte di differenziarsi dalle figure genitoriali, dall’altra di apprendere nuove modalità relazionali.
Come genitori è importante non sentirsi travolti e minacciati, altrimenti si rischia di rispondere imponendo il proprio potere e portando la relazione su un piano di conflitto distruttivo. E’ importante mantenere un rapporto di fiducia e reciprocità, creando lo spazio per un confronto. Risulta indispensabile evitare la repressione, le reazioni impulsive, aggressive e coercitive che contrastano la sana spinta verso l’autonomia. Un eccessiva pressione da parte dei genitori può infatti generare condotte di ribellione e di opposizione provocatoria che portano a volte ad atti dimostrativi deleteri. Invece è fondamentale aprire un dialogo in cui dare un nome alle emozioni vissute da entrambe le parti, riconoscere i bisogni alla base delle richieste e dei comportamenti oppositivi, riflettere sulle esperienze fatte e sui relativi vissuti. Infine è necessario mantenere delle regole che siano chiare, ben definite e concordate a priori, in modo tale che il ragazzo sappia quali sono i limiti che non può superare e che comprenda che è importante rispettarli per la sua stessa protezione. A volte è difficile riuscire a gestire la situazione da soli e può essere utile il supporto di un professionista per comprendere meglio la situazione e pensare insieme come affrontare le difficoltà in essere.
Questi sono solo alcuni consigli generali, se preferite parlare più approfonditamente della vostra situazione vi invitiamo a contattarci direttamente.
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