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Psicologia Clinica e Forense – Psicoterapia – Logopedia

25 novembre – Giornata mondiale contro la violenza sulle donne

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Dott.ssa Elena Nobiltà

Quali sono le statistiche aggiornate sulle donne che subiscono violenza? Perché spesso le violenze sono perpetrate dal partner? Quali le conseguenze e perché le donne non denunciano? E, infine, come possiamo intervenire? 

Nel 1999 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha ufficializzato la data del 25 novembre come Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donneviolenza sulle donne

Il giorno era stato scelto da un gruppo di attiviste riunitesi nel 1981 a Bogotà, nell’Incontro Femminista Latinoamericano e dei Caraibi, in ricordo dell’assassinio delle tre sorelle Mirabal. Le tre donne furono uccise nel 1960 per aver tentato di contrastare il regime del dittatore  Rafael Leónidas Trujillo che tenne la Repubblica Dominicana nell’arretratezza e nel caos per oltre 30 anni.

Da quasi 10 anni vengono organizzate in Italia iniziative politiche e culturali che sostengono la lotto contro la violenza sulle donne. A Bologna il Festival La Violenza Illustrata organizzato dalla Casa delle donne è giunto alla sua IX edizione.

Quante sono le donne che subiscono violenza?

statistiche violenzaUna ricerca dell’Agenzia dell’Unione Europea per i diritti fondamentali, presentata nel marzo 2014 al Parlamento di Bruxelles, segnala come siano 62 milioni le donne che in Europa hanno subìto violenza fisica e/o sessuale (il 33% della popolazione femminile europea). In Italia, la percentuale risulta essere del 27%, contro i dati ISTAT del 2006 che registravano un 32%.
La ricerca ISTAT specifica che per violenza fisica si intende la minaccia di essere colpita fisicamente, l’essere spinta, afferrata o strattonata, l’essere colpita con un oggetto, schiaffeggiata, presa a calci, a pugni o a morsi, il tentativo di strangolamento, di soffocamento, ustione e la minaccia con armi. Nella violenza sessuale sono invece incluse tutte le situazioni in cui la donna è costretta a fare o a subire contro la propria volontà atti sessuali di diverso tipo: stupro, tentato stupro, molestia fisica sessuale, rapporti sessuali con terzi, rapporti sessuali non desiderati subiti per paura delle conseguenze, attività sessuali degradanti e umilianti.
I casi di femminicidio registrati solo in Italia in un anno, dall’agosto del 2013 all’agosto del 2014, risultano essere 154 (fonte Repubblica.it). A Bologna sono già 534 le donne che nei primi dieci mesi del 2014 hanno chiesto aiuto alla Casa delle donne (fonte Repubblica.it Bologna) ma sempre la ricerca ISTAT del 2006 ci mostra come sia ancora elevatissimo il “numero oscuro” legato al fenomeno delle donne che subiscono violenza e cviolenza sulle donne (2)he in più del 90% dei casi non sporgono denuncia.

Perché gli uomini uccidono le donne che dicono di amare?

Accade molto spesso che le donne subiscano violenza proprio dai partner o comunque all’interno delle mura domestiche ed in questi casi è ancora più difficile per la vittima chiedere aiuto.
Linda Laura Sabbadini
, direttrice del dipartimento per le statistiche sociali e ambientali dell’Istat e membro della commissione ONU, risponde ad un’intervista dell’Huffington Post spiegando che:

Il nucleo della violenza contro le donne è il rapporto di potere all’interno della coppia o della relazione. La violenza viene usata per ristabilire il potere maschile, è espressione del desiderio di controllo, dominio e possesso dell’uomo sulla donna. E man mano che la libertà delle donne aumenta il fenomeno diventa più grave…”

I dati ci segnalano, infatti, che il record degli abusi per quanto concerne l’Europa va ai Paesi dove i tassi di occupazione femminile risultano più elevati (Danimarca, Finlandia, Svezia e Olanda) facendo dunque immaginare una maggiore parità tra i sessi.

Inoltre, si tratta quasi sempre di una escalation di episodi sempre più gravi che, solo in ultimo, portano all’omicidio.

Quali sono le conseguenze di queste violenze nel lungo periodo?

Le ferite di una violenza restano indelebili nella vita di una donna, con conseguenze ancora più profonde quando l’aggressore è l’uomo che si ama.
Alle conseguenze fisiche (dall’insonnia, ai problemi di salute riproduttiva, alle lesioni, sino alla morte) si affiancano effetti sulla salute mentale (depressione, panico e fobie, ansia, disturbi del sonno, problemi emotivi, disturbo post-traumatico da stress, abuso di sostanze e di farmaci) ed effetti psicologici (bassa autostima, percezione di impotenza ed inutilità, stati di confusione, difficoltà di concentrazione).
Inoltre, bisogna considerare il forte impatto che tali violenze possono avere sui minori che assistono agli abusi.

Perché le donne non denunciano?

Troppo spesso le donne subiscono violenza in famiglia e non sono in grado di sporgere denuncia perché vivono nel terrore di poter subire ulteriori maltrattamenti, in uno stato di paura ed intimidazione costante e con la speranza che l’aggressore possa prima o poi cambiare (cosa che non accade!).

Inoltre, quando ci sono presenti dei minori possono avere il desiderio di tenere unita la famiglia, non pensando invece ai gravi risvolti psicologici che accompagnano i casi di violenza assistita.
La poca fiducia in loro stesse e nella propria percezione della realtà le porta a pensare di essersi meritate quel comportamento, sino a ritenerlo “normale”.
Spesso, infine, vivono un’esperienza di isolamento sociale e dalla propria famiglia di origine che aumenta il potere di controllo dell’aggressore e impedisce loro di richiedere aiuto.

Come intervenire?

Il primo passo è quello di essere coscienti del fenomeno, senza sminuirlo e trattandolo invece come una questione di interesse pubblico. Bisognerebbe, inoltre, aumentare il sostegno rivolto ai centri antiviolenza ed investire nella formazione di forze dell’ordine, operatori sanitari, datori di lavoro e servizi specialistici di sostegno alle vittime.

In primo luogo, tuttavia, non bisogna dimenticare che si tratta di una problematica culturale, che ci riguarda tutti da vicino e quindi:

“C’è bisogno che la violenza sulle donne venga riconosciuta e che venga prima di tutto contrastata nel vivere quotidiano di ognuno di noi”                                                                                                                                                                       (Lanzoni, Vicepresidente Fondazione Pangea Onlus)

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