In questo articolo non vogliamo fare un’introduzione teorica ai Progetti Assistiti dagli Animali, facilmente reperibile su molti siti internet. Vorremmo invece raccontarvi la storia di uno dei nostri cani – Axel – per capire cosa vuol dire diventare un cane da pet therapy, sia per il cane, sia per il conduttore.
Oggi vi racconteremo gli esordi di questa avventura e la sua quotidianità, ricca ed emozionante, ma sicuramente impegnativa.
Se poi Axel sarà ancora ispirato ed avrà raccolto il vostro interesse, potrebbe continuare con il suo diario raccontandovi alcuni dei suoi progetti-avventura!
Buona lettura!

Eccomi in giardino… ebbene sì… quel sacchetto è pieno delle mie cacche! 🙂
Ciao a tutti!
Io mi chiamo Axel, ho quattro anni e da due vivo con la mia collaboratrice Silvia.
La mia storia è un po’ particolare: ho vissuto per due anni in una famiglia che mi aveva adottato proprio pensando di fare pet therapy (ho capito dopo che non sapevano proprio di cosa stessero parlando!!). Infatti il mio padrone, a seguito di varie vicissitudini di vita un po’ dolorose, pensava che con un cane avrebbe potuto contrastare la depressione. Questo invece non è successo: io ero già un cagnetto particolarmente vivace e l’euforia per il cucciolo è finita presto, tanto che sono finito a vivere in una gabbia in cortile di circa 2 metri x 2, non uscendo praticamente mai.
Forse la mia esperienza può servirvi per capire che c’è un’enorme differenza tra il decidere di adottare un cane ed essere fruitori di un percorso di pet therapy.
Sicuramente è dimostrato, anche da ricerche scientifiche, che il possedere un animale domestico migliora la qualità della vita, ma non è detto che chiunque sia nelle condizioni di prendersi la responsabilità che questo rapporto comporta. In un progetto di pet therapy noi cani passiamo un’ora con gli utenti, facendo delle attività studiate e coordinate dal conduttore che ha in testa gli obiettivi da raggiungere con quel paziente. Ma nella vita di tutti i giorni abbiamo un padrone che ci dedica molto tempo, sia per la nostra formazione, sia per garantirci una vita ricca di stimoli: è sbagliato pensare di poter prendere un cane che faccia pet therapy h24 con la nonna depressa ad esempio!
Per fortuna più di due anni fa i miei vecchi proprietari hanno deciso di mettere un annuncio su internet per cercare un’altra famiglia che potesse accogliermi. Per circa quattro mesi la mia futura padrona Silvia è venuta a trovarmi, più che altro perché avendo già un cane dal carattere un po’ particolare voleva che socializzassimo bene in un contesto neutro.
Ecco quella che sarebbe diventata la mia futura sorellina:
Ed in effetti non le ero proprio simpatico…
Io ero felicissimo e manifestavo la mia gioia con un’irrefrenabile agitazione, accompagnata da una scarsa capacità motoria, dovuta all’inesistente tono muscolare conseguente al totale immobilismo della vita in gabbia.
Sono giunto nella mia nuova famiglia il 23 dicembre e, dopo qualche mese, abbiamo cominciato ad andare al campo con un’educatrice (Sara) perché imparassi a fare delle cose, ma soprattutto per cercare di impostare delle regole che tenessero a bada la mia iperattività.
Pian piano, ma veramente pian piano, dopo circa un anno ho cominciato ad aumentare la mia capacità di concentrazione e di autocontrollo e, essendo molto affettuoso ed amante del rapporto con gli essere umani, Silvia ha deciso di sperimentarmi in alcuni dei suoi progetti.
Ho cominciato così a frequentare un posto che si chiama “centro diurno” dove c’erano dei ragazzi che quando mi vedevano erano così felici e volevano sempre darmi dei bocconcini!!! Eccoci qui…
Ho imparato a giocare in maniera più tranquilla, cercando oggetti nascosti, riportando palline e facendomi spazzolare e coccolare.
Successivamente sono anche andato a lavorare in una scuola con tanti bambini e mi divertivo e stancavo talmente tanto che dopo un’ora non volevo altro che una pozzanghera dentro cui buttarmi per stare al fresco. Per fortuna in cortile ce n’era una e i bambini avevano capito che quello era il mio segnale di “resa”!
E non è finita qui: ho anche imparato a saltare ostacoli e a fare dei piccoli percorsi, che poi ho utilizzato nelle sedute con un altro piccolo paziente!
La mia padrona Silvia è una psicologa, sta ore in una stanza a parlare con la gente e a volte mi porta con sé in studio. Per alcuni suoi pazienti vedermi lì è di aiuto per rilassarsi o per parlare di sé… e io sono felice perché così posso stare con lei!
Certo è stata dura arrivare fino a qui: la mia euforia era tale, che la mia padrona è stata sul punto di gettare la spugna parecchie volte, pensando che forse per me lavorare fosse un’attività troppo stressante e che non ero pronto a reggere. Invece sto migliorando di giorno in giorno e abbiamo lavorato in tanti progetti, anche se per farlo sto ancora andando a scuola: infatti tutte le settimane andiamo al campo da Sara ed io sto imparando che posso stare tranquillo, che ormai non perderò la mia famiglia e che le cose belle che mi succedono fanno parte della mia quotidianità.
Oro riesco a dormire (prima anche di notte passeggiavo di continuo), posso smettere di seguire la mia padrona ovunque in casa e, ad esempio, aspettare tranquillo in soggiorno che finisca di fare la doccia… e la mia sorellina a quattro zampe ha imparato ad accettarmi e a tenere a bada la mia frenesia.
Il percorso per diventare un cane da pet therapy è stato lungo ed impegnativo… e dovrò ancora percorrere tanta strada! Io ne ho tratto dei benefici sulla mia capacità di stare nel mondo e ora sono felice, però ha comportato tanta costanza, non solo da parte mia, ma anche di Silvia…
Certo con un cane dal temperamento più tranquillo e scelto sulla base di alcune caratteristiche caratteriali sarebbe stato più semplice, però chiunque per diventare operatore e cane da pet therapy deve mettere in conto che l’impegno è tanto: noi andiamo ad aiutare gente che sta male e per farlo bisogna essere professionali e preparati. Fare Attività Assistite dagli Animali non vuol dire andare con il proprio padrone semplicemente a passare del tempo con delle persone, ma strutturare l’intervento ponendosi degli obiettivi ed individuando delle modalità per ottenerli. Lo stesso vale per noi cani… più acquisiamo con il nostro conduttore un buon feeling più saremo in grado di prendere l’iniziativa in seduta… è un po’ come se ci leggessimo nel pensiero, con il risultato che può capitare che il cane preceda ciò che gli sarebbe stato chiesto di fare.
Poi con l’esperienza e la pratica il lavoro diventa più fluido, ma nulla deve essere lasciato al caso e ricordate sempre che “per il massimo dell’improvvisazione ci va il massimo della preparazione!”.
Quindi se volete seguire le mie orme, cari amici, mettete in conto di dover studiare e lavorare tanto! Posso assicuravi però che il gioco vale la pallina! Ops, volevo dire candela!
Alla prossima!
Un caro saluto ed uno slurp
Axel…
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