Paura HIV: il caso di Valentino (vai all’articolo de “Il Messaggero”), trentenne romano sieropositivo che ha contagiato consapevolmente svariate donne conosciute in chat attraverso rapporti sessuali non protetti, ha favorito un ritorno alla paura del contagio e aumento della soglia di attenzione rispetto alla situazione dell’HIV in Italia. Il servizio delle Iene dello scorso dicembre, nel quale emergeva come il caso di Valentino non fosse l’unico, ha scatenato vero e proprio panico e ha aumentato esponenzialmente il numero dei test dell’HIV effettuati nel mese di dicembre nelle varie associazioni italiane che si occupano di prevenzione.
Quello che spesso è capitato di sentire, rispetto a tali drammatiche storie, è l’orrore e l’impotenza di fronte a una persona che, pur sapendo di essere infettivo, non lo dichiara, non prende precauzioni per evitare di propagare il contagio, anzi, in alcuni casi istiga proprio rapporti non protetti.
È chiaro che chi mette in atto dei comportamenti così gravi è un criminale e come tale va trattato. Sono però casi isolati, per quanto non unici. Così come esistono insegnanti o benzinai con comportamenti antisociali, esistono anche diabetici, pazienti epatici e quindi anche evidentemente persone sieropositive con comportamenti antisociali.
Questo dovrebbe rasserenarci rispetto alla possibilità di incappare in uno di loro. I dati italiani sull’infezione dell’HIV, però, ci dicono che circa la metà delle persone che hanno il virus non sa di averlo, perché non ha mai fatto il test, perché non si ritiene a rischio. Queste persone, a seconda delle loro abitudini, continuano ad avere rapporti sessuali come li avevano prima e quindi, immaginiamo, a volte con il preservativo e a volte evidentemente senza. Facendo una stima, è molto più probabile contrarre il virus in questo modo piuttosto che da un criminale che lo fa deliberatamente.
Paura HIV: noi cosa possiamo fare per superarla? Rinchiuderci in casa e non fare più sesso?
Per combattere il sentimento di impotenza, che inevitabilmente cresce di fronte a notizie come quelle appena citate, possiamo (e dobbiamo!) fare riferimento al principio di autodeterminazione.
Il diritto all’autodeterminazione è il riconoscimento della capacità di scelta autonoma ed indipendente dell’individuo. Compare come espressione durante gli anni delle lotte femministe
Il movimento delle donne lo coniò per significare il diritto di poter scegliere rispetto alle questioni della sessualità e della riproduzione
Il diritto di autodeterminazione della persona, nato in ambito femminista, può essere declinato in svariati contesti di scelte personali. Nel caso in questione ci ricorda che, durante i rapporti sessuali, ognuno ha il diritto di richiedere l’utilizzo del preservativo. Per tutelarci dall’HIV e da mille altre patologie minori o maggiori. Per dimostrarci che ci teniamo alla nostra salute, che ci pensiamo.
Quello che subentra spesso è il timore di essere giudicati in maniera negativa, sia che si sia donne sia che si sia uomini. Le donne si fanno degli scrupoli a richiederlo principalmente perché sembra di avere qualcosa da nascondere (“poi sembro una che va con tutti!”) ma anche perché viene vista come una mancanza di fiducia rispetto al partner. Per gli uomini, invece, prevale il pensiero “se lo chiedo la offendo” e, secondariamente, un timore di un giudizio negativo su di sé. Tutti poi sottovalutano il rischio immaginando che “io so con chi vado a letto”. Nel mondo omosessuale, inoltre, esistono logiche e etiche a parte per cui alcuni danno per scontato che “se non richiede il condom allora vuol dire che è pulito e si fida”, contro chi ritiene che “se non lo richiede è perché a sua volta è sieropositivo”.
Quindi, di nuovo, ci ripetiamo la domanda: cosa fare?
Noi possiamo sapere anche tutto della persona con cui andiamo a letto, ma solo un test può dirci il suo stato sierologico (e, perché no, si può anche andare a farlo insieme!). Fino a quel momento, richiedere il preservativo è il gesto d’amore più grande che possiamo fare… e farci. Gli antichi dicevano:
“Homo faber fortunae suae”
(L’uomo è artefice del proprio destino)
Appio Claudio Cieco
Ricordiamoci il potere che abbiamo… e usiamolo!
Leggi anche:
INCONTRO GRATUITO Presentazione del libro HIV / AIDS 2.0 – Milano, 13 aprile 2016
“In Treatment”… ma da chi? Psicologo, Psicoterapeuta e Psichiatra… a chi rivolgersi?
La ricetta della felicità
UNFORGETTABLE Quando i ricordi diventano un’ossessione…
PSICOLOGIA e CINEMA. “Everest” e la sfida dei limiti…
VEDI TUTTE “LE FIGURE PROFESSINALI” DI CENTRO NEMESIS