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Psicologia Clinica e Forense – Psicoterapia – Logopedia

Quali pensieri ci fanno stare male? Ecco come riconoscerli per poi affrontarli..

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Tutti gli esseri umani pensano, provano emozioni e agiscono di conseguenza.

Troppo spesso però siamo convinti che un evento provochi in noi emozioni immediate e sottovalutiamo il ruolo dei pensieri.

Ecco qual è la vera sequenza..

Non tutti, infatti, reagiamo nello stesso modo ad un evento.
Facciamo un esempio..

Situazione - ___ - Emozione

Le persone reagiscono in modi diversi alla stessa situazione perché possono avere pensieri diversi.
Completiamo il nostro esempio con i possibili pensieri!

Situazione - Pensiero - Emozione (con esempi)

Se sei come Mario e Giovanna tenderai probabilmente ad interpretare la realtà che ti circonda utilizzando spesso “pensieri disfunzionali” che sono controproducenti, non ci aiutano ad affrontare l’evento e stare meglio ma anzi ci fanno stare male inutilmente.

Il modo in cui interpretiamo la realtà è influenzato dalle nostre esperienze precedenti, dalla nostra personalità, dalle opinioni che abbiamo di noi stessi e dalle nostre aspettative. Ognuno di noi ha, quindi, il proprio stile cognitivo.

Le distorsioni cognitive non tengono però conto di sufficienti informazioni e ci portano ad avere una visione parziale della realtà.


Tutti noi ricorriamo in qualche misura ad alcune distorsioni cognitive per poter “leggere la realtà” più velocemente ma esse si riscontrano in modo massiccio e pervasivo nei problemi d’ansia e nei disturbi dell’umore (soprattutto la depressione).

E’ importante, quindi, riconoscere i pensieri disfunzionali e imparare a sostituirli con pensieri alternativi, diversi, e più funzionali.

pensiero positivo

Oggi vi mostrerò come riconoscere alcuni modi sbagliati di ragionare.
Quali di questi tendete ad utilizzare nell’arco della vostra giornata?

  1. Pensare in termini di tutto o nulla In Psicologia Cognitiva viene chiamato pensiero assolutistico o pensiero dicotomico e corrisponde alla tendenza a guardare tutto come bianco o nero. Le cose sono sicure o pericolose, le persone buone o cattive, non esistono le sfumature.
    Esempio: una mamma troppo stanca non ha la pazienza di raccontare a suo figlio la favola della buona notte e va a letto particolarmente triste pensando di non essere una brava mamma.
    Potrebbe, invece, pensare “oggi è stata una giornata particolarmente pesante, può capitare. Questo non vuol dire però che lui non sappia che gli voglio bene. Recupereremo domani..”. In questo modo diminuiranno anche l’ansia e la tristezza collegate al pensiero di essere una madre non adeguata.
  2. Generalizzare Le caratteristiche di una situazione, di una persona, di un evento vengono utilizzate per formulare una regola generale usata per classificare situazioni anche solo lontanamente simili. Si ricorre, in questo caso, a parole come sempre, mai, tutti, tutto, nessuno, niente.
    Esempio: Al rientro a casa dal lavoro Luca vorrebbe parlare con sua moglie della pessima giornata lavorativa ma durante il discorso coglie che lei non lo sta realmente ascoltando, è distratta. Lui pensa che lei non sia interessata e decide che non si aprirà mai più con lei che tanto non è mai interessata al suo lavoro.
    E se anche la moglie avesse avuto una giornata particolarmente impegnativa ma per non ferire i sentimenti del marito cercasse di ascoltarlo senza interromperlo o senza mettere i suoi problemi prima di quelli di lui?
  3. Filtrare mentalmente la realtà Invece di osservare la situazione interamente ci si concentra su un unico dettaglio negativo. L’astrazione selettiva ci porta ad ignorare gli aspetti positivi e a vedere nelle situazioni il bicchiere sempre mezzo vuoto, impedendoci di valutare la realtà in maniera attendibile.
    Esempio: Un insegnante spiega la lezione ai suoi alunni ma teme che possa non interessare alla classe. Inizia ad osservare i ragazzi e a cercare elementi che confermino tale sua paura. Giorgio guarda il cellulare, Silvia scarabocchia qualcosa sul banco.. L’insegnante si convince così di aver preparato una lezione noiosa e non coglie invece gli sguardi di chi segue la sua spiegazione prendendo appunti.Pensieri disfunzionali
  4. Sminuire Squalificare gli aspetti positivi ritenendo per esempio i successi ottenuti poco importanti o immeritati. In questo modo tutti gli insuccessi sono legati a nostri errori o difetti mentre un traguardo non sembra mai dipendere dalle nostre qualità o capacità e non siamo in grado di godere dei nostri successi.
    Esempio: dopo aver ottenuto un buon successo lavorativo che le ha fatto guadagnare un bonus, Eleonora non è felice. Riceve i complimenti dei colleghi ma pensa che la loro sia solo una forma di gentilezza. Senza l’aiuto dei suoi colleghi e senza un po’ di fortuna non ci sarebbe riuscita. Ricorda ancora la volta in cui non ha ottenuto il risultato perché non era stata in grado di..
  5. Personalizzare Avviene quando attribuiamo a noi stessi tutta la colpa di qualcosa, dello stato d’animo di qualcuno. Ci si mette al centro dell’attenzione e ci si sente responsabile, a causa di presunti difetti o errori, di quello che accade. Dobbiamo, invece, ricordare che nella realtà siamo in grado di influenzare persone ed avvenimenti ma non di determinare le reazioni degli altri.
    Esempio: un dipendente entra nell’ufficio del capo per chiedere un permesso di qualche ora per una visita medica. Non appena si siede coglie che il capo è irritato ed inizia a pensare di aver fatto qualche errore entrando, di non aver bussato, di aver lavorato male negli ultimi tempi. E’ sicuro di essere la causa del suo disappunto, non valuta possibili alternative, aumenta il suo livello di ansia e decide di rinunciare alla visita per il momento pur di non chiedere il permesso. E se il capo fosse arrabbiato con il collega che è uscito appena prima che lui arrivasse?
  6. Leggere la mente In questo caso diamo per scontato ti sapere cosa pensa un’altra persona senza domandare o valutare possibili alternative. Attribuiamo agli altri pensieri, intenzioni, sentimenti e opinioni in assenza di prove che possano avvalorare la nostra tesi. Di conseguenza potremmo agire contribuendo all’avverarsi dei nostri timori (profezia che si autoavvera).
    Esempio: Giulia è al primo appuntamento con un ragazzo. Lei teme sempre di essere troppo timida e chiusa e inizia a pensare che lui la possa ritenere noiosa a causa di un lungo momento di silenzio. Lui in realtà sta pensando a tutt’altro (per esempio si preoccupa che il posto le possa piacere). A causa dei suoi timori Giulia parlerà sempre meno durante la cena, si chiuderà in se stessa. In questo caso il pericolo è che alla fine possa davvero apparire noiosa o poco interessata a lui e alla serata.


Questi sono solo alcuni degli errori cognitivi a cui ricorriamo. Si tratta di modalità di pensiero non del tutto logiche ma che vengono accettate come valide perché sottoposte ad un’analisi solo superficiale. Dare loro un nome, imparare a riconoscerli, è importante per poi sostituirli con pensieri più funzionali.

E nel vostro caso? Quali pensieri sono i pensieri disfunzionali che vi fanno soffrire

 

Autore_Nobiltà

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